martedì 3 febbraio 2015

La Stree Art come modello antisistema del commercio di arte. Banksy.

E' un fenomeno iniziato ed esploso a fine anni settanta e giunto alla sua apoteosi con le famose
performance nel metro di New York di Kith Hearring, una specie di versione moderna dei graffiti post industriali. Direi che Banksy, è certamente uno degli artisti contemporanei più importanti e interessanti al mondo, non ci sono dubbi. Le sue capacità grafiche e tecniche in genere sono enormi, e la sua coerenza stilistica, lo colloca di diritto nella storia dell'arte di questi ultimi dieci anni. Ma quanto vale un lavoro di Bansky (il cui nome non è noto anche per ovvi motivi di assenza di operare nei limiti della legge, diciamo così)?
E' questo il punto: Banksy e quelli come lui ci dicono che non vogliono saperne di riempire delle tele e poi venderle dentro qualche galleria e per questo attuano delle performance in luoghi più disparati e improbabili, proprio per dirci che l'arte è quello che si può fruire sulle pareti di un muro, o sopra le insegne di un cartellone luminoso, o tra gli spazi di una persiana o su una porta di casa. Ci sono anche esposizioni su pannelli, ma sempre senza intento di vendere nulla e solo in spazi concessi gratuitamente, a libero ingresso.
Pensate a quanti potrebbero commissionare dei lavori a un artista di tele enorme talento: niente da
fare, potete solo guardare e ammirare passeggiando per le strade della città. Al limite potete dargli una bella sommetta, per aiutarlo a vivere e continuare a operare. E sappiamo che c'è chi lo fa....

Si tratta di una seconda generazione di grafitari che si sta evolvendo ormai assumendo un vero e proprio marchio di fabbrica, volente o meno.
Solo un accenno a quei due o tre streeters italici che furbescamente hanno con il loro fare servile e pronto a ottenere tutti i riconoscimenti dei soliti smanettoni del mercato, spesso fomentati e sostenuti dal sistema pubblico (tramite uffici comunali, provinciali e simili), e a realizzare i loro lavori anche su tavole e a farne normalissime mostre e a venderle, anche nelle famigerate aste televisive della ben nota organizzazione che si auto proclama numero uno in Italia (forse di nuovo defunta dopo una rinascita, forse...). Prezzi? 80x80 a 450 euri; fatevi sotto, approfittatene.

Di Banksy ho visto in realtù una mostra, ma sapete cosa c'era dentro? Una serie di foto belle grandi, dei suoi lavori prese dalla strada. Insomma, era solo un omaggio reso senza il di lui consenso, un riconoscimento e un tentativo, forse, di portarlo in galleria. Fatto che reputo del tutto improbabile.
Per contro, quanti sarebbero pronti a fare mostre ed esposizioni dei tanti frustrati che si inventano graffitari perché ricevono dei sonori rifiuti per esporre in gallerie, almeno di quelle ben quotate?


A breve parleremo del famigerato (vedrete che poi se ne sentirà parlare in seguito) Padiglione Italia al Expo, dove, con la scusa della storiella del cibo, oltre che annoiarci a morte con le varie sviolinate sul cibo, sull'italica qualità delle vivande e beveraggi, eccetera, si stanno spendendo e spandendo milioni di euro invitando artisti di arti visive, e allestendo il detto Padiglione, solo per l'albero 10 milioni, dove poi vedremo che al termine dei giochi, si constaterà che nonostante il signor super commissario che garantisce la legittimità delle spese, queste stesse spese saranno esorbitanti, faraoniche e del tutto arbitrarie, specie nel settore delle arti visive, dove a insindacabile giudizio di gente messa e scelta dai soliti politicanti, si rappresenterà l'arte contemporanea italica con nomi del tutto fasulli e immeritati (senza meriti) a scapito di artisti solidi e consolidati, dotati di enorme ed espresso talento.

L'Expo è stata una idea voluta dalla signora Letizia Brichetto Moratti, poi goduta e vantata (fino a che farà comodo) dagli attuali politicanti al governo e dove nel settore artistico, si brucieranno consistenti risorse non per mostrare il meglio, ma solo quello che alcuni cervelloni (ritenuti tali solo per la loro vicinanza con il potere) che continueranno a spadroneggiare, inventando la scoperta di grandi nomi, di nuove tendenze e avanguardie (pfui, le solite lise avanguardie), che spariranno inghiottite dal turbine dell'incalzare delle successioni ed avvicendamenti ormai necessari per mantenere l'attenzione di una massa consistente di spettatori,
Ehh.., come aveva ragione una mia vecchia insegnante, ancora viva, quando diiceva che l'arte è fatta da poche persone e rivolta a un numero assai ristretto di persone, in grado di saperla valutare e leggere. Ma quando l'arte si rivolge allo spettatore, è chiaro che si allarga a un vasto numero potenziale di persone, ma inevitabilmente finisce per annacquarsi nei contenuti, finendo per ripetersi e ripetersi di continuo.
Basta pensare a quante tendenze, scuole, associazioni teoretiche, si sono avvicendate negli ultimi 120 anni nelle arti visive, per capire che tutto è praticamente stato fatto, almeno con i mezzi tipici per realizzare qualcosa su una superficie piana con mezzi ed attrezzi vari. Da almeno 30 anni stiamo assistendo alla esaltazione del nulla, spacciato per originale, ignorando (marx direbbe per cattiva coscienza) i modelli originali, spesso risalenti a cinquanta o cento anni indietro.
Basta pensare a Malevic, a Kandiski, Still, a Rothko, per capire che a fine anni '40 e primi anni '50, praticamente quasi tutto quello che poi è venuto dopo, era già ampiamente stato scritto con poche eccezioni, quali la Pop Art e isolati e senza scuola artisti, come Bacon, vissuti nel loro splendido isolamento, assieme a uno o due amici e compagni di ventura (Lucien Freud).
Tutto il resto, con poche eccezioni, lo ripeto, è noia, ossia ripetizione o degenerazione dei modelli originali, spinti all'estremo, pensando di poter spostare l'asta in avanti, senza rendersi conto di finire inevitabilmente nella schifezza e nel vuoto di contenuti e di idee (arte concettuale sopra tutti, Uber alles).
In questo senso, emblematica è stata la creazione e teorizzazione degli artisti dell'Arte Povera di metà anni sessanta (Celant) e recentemente dei quasi invisibili artisti che hanno rotto (si fa per dire) gli schemi del concettuale, creati e valutati dal famoso critico illuminato, pluralista e di sinistra, Bomito Oliva, che ha coniato il termine di Transavanguardia (parola che nel suo significato è almeno in lingua italiana, del tutto erroneo, infelice e non pregnante, oltre che confondente e sibillino), che peraltro traduce il meglio collocabile termine in lingua tedesca, e corrispondente Neuen Wilden ossia Nuovi selvaggi, a riprendere un poco il termine dei Fauve, le belve, che a inizio secolo sottolineavano la rivolta contro il metodo tipico di accostare i colori, utilizzandoli a piacere, senza limiti e accostamenti obbligati.  Insomma, un ritorno al colore, contro i pallidi ed emaciati lavori simbolisti e concettuali, che hanno spadroneggiato in contemporanea alla poliedrica Pop Art.

Questi artisti, sia i tedeschi che gli italiani (i francesi e inglesi non esistono praticamente, per loro fortuna), sono durati, esaltati dalle solite gazzette e tirapiedi, un periodo di dieci anni (e già è un miracolo), dai primi anni ottanta a inizio anni novanta, con quotazioni che, con poche eccezioni, non superano di media le cinquantamila euri. Nulla, al confronto di un Richter o un Bacon, gente che dei critici da televisione e dei soliti nomi, curatori di eventi importanti e direttori di musei e di creativi della comunicazione, se ne sono largamente e lungamente sbattuti in vita, prendendosi sonore rivincite sia nelle loro ultime fasi di vita che dopo morti, con valori medi delle loro opere sopra e di molto il milione di dollari...
E che se ne siano sbattuti alla grande lo so benissimo, dal momento che ho conosciuto molti anni fa sia Bacon che Freud e ho fatto in tempo ad acquistare un lavoro da ciascuno, che oggi mi rende praticamente cento volte la spesa fatta ( un poco meno se aggiungiamo inflazione e interessi). Se costoro avessero avuto i loro tirapiedi, sarebbe stato per me impossibile acquistare direttamente da loro stessi, in persona, con ritiro brevi mano, perché ci sarebbe stato di mezzo la solita bella signora, moglie del tale professore o del tale banchiere, che mi avrebbe chiesto una somma per me non sopportabile.
Insomma sono praticamente divenuto un milionario, senza accorgermene e nessuno lo sa e la cosa mi rende ancora più divertito, pensando che quando si rivolge a me, mi crede il solito strambo, sgallettato, incapace di comprarsi un panino o di fare la spesa o guidare un'auto.
A ciascuno il suo mestiere, mi dico....