“L’arte degli affari sta un gradino al di sopra dell’Arte. Ho iniziato da artista commerciale e voglio finire da artista degli affari. Dopo aver fatto quella cosa che si chiama “arte” o con qualunque altro nome la si voglia indicare, mi diedi all’arte degli affari. Dicevano: i soldi sono un male – lavorare è male. E invece fare soldi è arte, e gli affari ben fatti sono la migliore espressione d’arte. [...]
Era sufficiente per me il fatto che l’arte fosse stata incanalata nel commercio, fuori dal chiuso di certi ambienti, dentro il mondo della realtà.” (Andy Warhol).
Due note:
1- a me risulta che Warhol ha iniziato facendo foto e composizione per una rivista di scarpe (maschili),
2- la pop art, venuta ad emersione in Inghilterra ai primi anni cinquanta (Paolozzi e Hamilton su tutti, artisti vissuti fino a pochi anni direi mesi fa), non è affatto una forma artistica volta a semplificare e mercificare il rapporto tra fruitore e artista, anzi, al contrario. E' pur vero che anche grazie a un complesso gioco di speculazione, di cui diamo anche conto, almeno di alcuni meccanismi d'asta, Warhol ha assunto valutazioni stratosferiche, ad onta e dispetto di capolavori, non solo di contenuto ma anche in senso storico di Hamilton e Paolozzi, veri, geni, che si sono tenuti ben fuori da certi contesti speculativi.
Il punto è che nessuno ha in mente la facciona di Paolozzi, mentre tutti conoscono quella di Warhol, perché come Koons, ha fatto di se stesso la sua prima e più forte invenzione.
Per non dire nulla del più grande pittore vivente, l'espressionista astratto Soulage, che per vedere i suoi lavori, occorre pagare un biglietto, non potendo acquisire niente sul mercato (leggi mercanti e finanzieri vari). Vi sembra poco? Prendete un Bill Gates o altro mega miliardario che volesse acquisire un bel Solulage storico, primi anni cinquanta, di due metri per due metri: anche se disposto a offrire 50 milioni di dollari non ci sarà alcun mercante pronto a venderlo perché nessuno li possiede (tranne musei e enti pubblici mondiali).
Era sufficiente per me il fatto che l’arte fosse stata incanalata nel commercio, fuori dal chiuso di certi ambienti, dentro il mondo della realtà.” (Andy Warhol).
Due note:
1- a me risulta che Warhol ha iniziato facendo foto e composizione per una rivista di scarpe (maschili),
2- la pop art, venuta ad emersione in Inghilterra ai primi anni cinquanta (Paolozzi e Hamilton su tutti, artisti vissuti fino a pochi anni direi mesi fa), non è affatto una forma artistica volta a semplificare e mercificare il rapporto tra fruitore e artista, anzi, al contrario. E' pur vero che anche grazie a un complesso gioco di speculazione, di cui diamo anche conto, almeno di alcuni meccanismi d'asta, Warhol ha assunto valutazioni stratosferiche, ad onta e dispetto di capolavori, non solo di contenuto ma anche in senso storico di Hamilton e Paolozzi, veri, geni, che si sono tenuti ben fuori da certi contesti speculativi.
Il punto è che nessuno ha in mente la facciona di Paolozzi, mentre tutti conoscono quella di Warhol, perché come Koons, ha fatto di se stesso la sua prima e più forte invenzione.
Per non dire nulla del più grande pittore vivente, l'espressionista astratto Soulage, che per vedere i suoi lavori, occorre pagare un biglietto, non potendo acquisire niente sul mercato (leggi mercanti e finanzieri vari). Vi sembra poco? Prendete un Bill Gates o altro mega miliardario che volesse acquisire un bel Solulage storico, primi anni cinquanta, di due metri per due metri: anche se disposto a offrire 50 milioni di dollari non ci sarà alcun mercante pronto a venderlo perché nessuno li possiede (tranne musei e enti pubblici mondiali).