domenica 5 febbraio 2017

Il lungo processo di affrancamento dell'artista dai mediatori economici e culturali.

Girando per il mondo e per il web, emerge con chiarezza che certi nomi che sono proposti al mondo dell'arte, (alcuni ormai nelle migliaia di corsi universitari, lo definiscono Sistema dell'arte), seguono percorsi ormai ben definiti.

Il primo percorso è quello della unione tra artista emergente (altro termine speculativo ignobile) e organizzazione di promozione e vendita anche di arte. Per farla breve, può accadere, e siamo in un numero molto limitato e selezionato di casi, che il l'AE (Artista Emergente) catturi l'interesse di qualche gallerista o mercante, che ne promuove e vende i lavori. 
E' un caso poco frequente ma siccome i mercanti e mediatori sono tantissimi, alla fine di queste situazioni se ne creano in numero significativo. In fin dei conti, questi mediatori devono comunque cercare nuovi talenti, altrimenti si fossilizzano su quei dieci nomi, e non cambiano mai, fatto che è poco producente, data la mutabilità estrema del SdA contemporaneo. 

Il secondo passa per qualche premio o concorso importante, che apre poi, almeno per alcuni, le porte del mercato dell'arte.

Il terzo è meno frequente ma comunque ben delineato; il tale critico genietto o pseudo tale, avvalendosi delle sue conoscenze di mercanti e galleristi, promuove il giovane artista e gli favorisce il percorso di inserimento nel Sistema (SdA= Sist dell'Arte).

Il quarto, è ad opera dei famigerati organizzatori e curatori di eventi e performances, che concedono a figure giovani, a volte nemmeno conosciute, un biglietto per esporre i loro lavori in eventi dotati di notevole importanza. Spesso, questo percorso non apre un vero mercato, perché il giovane AE in questione, deve comunque poi compiere un ulteriore percorso di maturazione, che potrebbe non accadere.

Il quinto, è il Fai da Te (FdT), in cui l'aspirante AE cerca con i mezzi cui può accedere, di entrare nel SdA: tipicamente prenota spazi a pagamento presso gallerie e simili, utilizza attività promozionali offerte da enti pubblici (comuni, associazioni eccetera), utilizza siti web specializzati, gratuiti o a pagamento, propone i suoi lavori a mediatori e mercanti eccetera.

Ora, occorre fare un pensierino a chi sono destinati i lavori artistici, da sempre e nell'attuale ciclo sociale.
Chi acquista (o come altri dicono, consuma) arte contemporanea, in particolare? 
Prima ancora, cos'è l'arte contemporanea?
Per alcuni, è tutto quello che esce dalla mente creativa di qualcuno, non importa il medium e la forma fisica.
Ad esempio, tra una scultura o quadro unico, una riproduzione, o una fotocopia, non ci sono differenze, come non ci sono differenze se si tratta di borsette, magliette e gioielli, firmati e quindi creazioni artistiche, così come manufatti in vetro, porcellane, stoffe, tipo tappeti e simili.
Se andate sul sito di Dior Art, troverete una serie di filmati in cui gli ex giovani artisti emergenti inglesi, assurti ormai a star del firmamento dell'arte contemporanea, si applicano per realizzare borsette nel loro tipico stile, contribuendo a realizzare un prodotto di alto livello per prezzi stratosferici (una borsetta costa tra le 2000 e i 20.000 euri).
http://www.dior.com/diormag/fr_fr/suggest/dior-lady-art

Come si nota, arte è tanta roba, merce e attività espressive, pensate alle performances, la body art, le fotografie, la computer art, gli happening, le famigerate installazioni, giunte ormai alla ricerca del sempre più sorprendente e diabolico, con l'intento di stordire il povero consumatore.

Ma per altri teorici, arte è qualcosa che si può confrontare con il passato e che quindi è destinata a durare nel tempo, almeno fino ad un certo punto. Pensate a quanto scriveva Kandinski, nel suo trattato teorico, in cui l'opera d'arte è un qualcosa che esprime l'identià dell'artista, espèrime e rappresenta il suo tempo e infine, dura nel tempo, ben oltre la vita del suo creatore. 
E' difficile credere che un collezionista che detiene 1000 fotocopie, voglio dire, riproduzioni, stampe, serigrafie e simili, come vogliamo chiamarle, di artisti anche importanti, si possa realmente vantare di detenere opere d'arte in senso completo, cioè un qualcosa ideato e realizzato da un artista, racchiuso in un unico corpo fisicamente esistente.
Conosco una persona che ha investito diversi milioni dell'epoca, per acquisire serigrafie di Picassa, robetta graziosa e semplice, in tirature di 150-200 esemplari; lui le esibisce e si vanta dei suoi Picasso, ma forse non ha nemmeno le firme olografe del medesimo.
Dico sempre che quando avevo un 17-18 anni, un pittore già assai noto, portò nella mia città dieci opere, tutte uguali, 80x80 circa, che espose in una piccola galleria, privatamente. Ciascuna veniva venduta a circa 5 milioni, l'una per l'altra, eravamo nel 1975, credo, quindi una bella sommetta, paragonabile a una 50 mila euri di oggi, almeno. 
Risultato finale: si riportò via tutte le dieci opere, che poi ho visto aggiudicare negli ultimi dieci anni, a prezzi medi di circa 3 milioni di sterline ciascuna. Si trattava di tale Francis Bacon, e nel 1975 era già una stella, garantito.

Le fotocopie, i multipli, le copie, le borsette, e merchandises vario, sono realmente arte? La miglior risposta è che se non potete permettervi altro e volete dire di avere un multiplo del tale super artista, non avete scelta.

Arriviamo alla risposta di chi acquista cosa.
L'arte, da sempre, è fatta da pochissime persone per un numero comunque assai circoscritto di interessati. Questi sono i veri acquirenti, acquisitori (pubblici e privati) di opere d'arte e se c'è una coerenza, anche di multipli.
Poi esistono i Fruitori o consumatori di prodotti artistici, sia performances, installazioni, mostre, musei, fiere eccetera, insomma, tutto il carrozzone del SdA, che ben conosciamo e che sentiamo riassumere nei numeri statistici, del tipo la biennale quest'anno è stata visitata da 2 milioni di persone, il tale evento ha avuto la presenza di oltre tot spettatori eccetera.

E' il SdA in mano ai Curatori, Organizzatori, Critici, Consulenti eccetera, insomma tutte quelole figure che vengono sfornate a migliaia ogni anno nei vari corsi universitari, che dovranno a loro volta cercare di finire in qualche briciola del grande business dell'arte e ancor più delle performances e simili.
Ora, se per gestire un museo di arte contemporanea, certamente è necessario avvalersi di queste figure, per il vero buon genuino artista, questa gente è totalmente superflua e dannosa. Dannosa perché si interpone tra il creativo e la sua manifestazione artistica, modellandola e influenzandola, spesso in modo  evidente e grossolano.
Basta andare al Guggenheim per capire cos'è questo mondo, con i venditori di magliette, libricini, cartoline, fotocopie, foto e altre diavolerie, usa e getta.
Alcuni artisti giovanissimi sono dei veri marchi di fabbrica, con contratti milionari con quella casa di mode, o industria dell'auto e simili. Naturalmente, è anche vero che ci sono artisti che mai si presteranno a apparire sopra una maglietta o paia di scarpe, ma di questi non si parla, si registrano semplicemente i loro prezzi di aggiudicazione, milionari, nelle aste internazionali.
E' terrificante, vedere che gente di notevole doti, si riducono già a 30 anni a produrre e riprodurre le solite cose, schiavi ormai di una macchina nella quale sono entrati e non ne possono più uscire. Prendete l'ultimo grande genio, si fa per dire, quel Invader, i cui animaletti pixellati sono vendutoi a prezzi notevoli: vedremo che fine faranno tra una ventina di anni.