lunedì 24 aprile 2017

Cosa distingue un grande artista da uno dei tanti.

Bella domanda, nel senso che sembra difficile e impossibile distinguere nella marea di artisti presenti nel mondo, quei pochi
che assurgono e assurgeranno alla gloria dei posteri.


Eppure, tutti gli artisti sono convinti di sapere cosa rende grande un artista e anche molti di noi lo pensano, non di meno, il quesito resta difficile da essere risolto. Intanto possiamo dire che un grande artista è quello che nel passato ha meritato tale definizione, è vediamo che possiamo cogliere subito alcuni criteri:
ad esempio il pittore parla con una tecnica eccelsa (Caravaggio), con una forma rappresentativa del tutto nuova (Caravaggio e altri), usa delle tecniche di impasto e di abbinamento dei colori non consueti.
Ha rappresentato una comunicazione diretta con le persone che guardano i i suoi lavori, raggiungendo il centro della loro affettività e percezione, insomma ha parlato un linguaggio comunque subito percepito e in grado di provocare immedesimazione (Caravaggio).

Se applichiamo questi ma anche altri criteri validi per Caravaggio a Van Gogh, vediamo che sono perfettamente validi, e idem per Pollock, sessanta anni dopo e poi per Warohl, solo per citarne alcuni.
Ma il punto è che noi giudichiamo oggi artisti che sono vissuti e quindi si sono espressi molti anni fa, quindi ben collocati nella storia e nel loro tempo, per quanto è bene ricordare che storia e tempo sono annullati nei confronti dei più grandi artisti dell'umanità.
Guardare un'opera di Caravaggio o di Van Gogh suscita le stesse esperienze e sensazioni, a prescindere da tempo, spazio e luogo.
Ma oggi, con gli occhi di oggi, guardiamo un quadro, una pittura diciamo, di un giovane artista, come facciamo a dire che sarà certamente uno dei tanti brocchi o dei tantissimi onesti artisti, o invece divenire un grande?

Insomma, parleremo di Damien Hirsch fra 50 anni e di tanti artisti della corrente dei Young British Ar.?
Certamente si per Hirsh, che piaccia o meno, un genio dotato di capacità illimitate, ma probabilmente non parleremo di quasi tutti i suoi coetani, che finiranno nel limbo degli artisti post emergenti e poi demodé.

Mi hanno detto che Hirsh ha stabilito una stretta amicizia e una considerazione reciprocamente condivisa per un pittore che mi è molto caro, John Hoyland e mi chiedo se Hoyland, un mito per noi astrattisti, pienamente riconosciuto nel mondo anglosassone, promosso in vita ai massimi livelli delle istituzioni britanniche, avrà un posto almeno pari a quello di Hirsh.
Penso a Hoyland mentre lavora con le sue enormi tele, spostandole e rovesciandole di continuo, mentre applica strati su strati di denso olio pastoso, fino a ottenere un risultato che lo faceva arrendere e considerare il quadro finito. Penso a questo artista, e ad altri, che continuano a lavorare completamente da soli, senza far entrare nessuno, senza aiutanti o collaboratori, senza allievi né maestri, volti a percorrere la loro strada fino all'ultimo, con una coerenza senza pari.
Ecco, ci siamo, questo è il criterio che quando si somma ai precedenti, ci fornisce la chiave di lettura e risoluzione parziale del quesito: la coerenza del percorso artistico.
Considero Hoyland perché lo metto in rapporto al suo allievo putativo, Hirsch, notando quanto i due hanno percorso strade completamente differenti, pur distanti una generazione:il primo sempre pittore, sempre con l'uso dei suoi tipici campi e contrasti di campi, con tinte molto sgargianti e parzialmente materiche, mentre il secondo, passato da esperienze inizialmente pittoriche (ricordate le tele rotonde, con colate di acrilici sulla tela ruotante su disco?), alle imbalsamazioni di squali e quadrupedi, fino alle statue un poco mostruose commissionate dallo sceicco.
Insomma, c'è una coerenza per un genio come Hirsch? Direi che siamo di fronte più che a un pittore a un artista a tutto campo, che si destreggia su materiali e forme, in contesti  differenti, pur restando comunque identificabile a sufficienza, cioè senza perderne la sua carta di identità.
Certo, mi genera rabbia, sapere che nessuno sceicco si è dato da fare per commissionare una grande tela a Hoyland, mentre in molti si contendono Hirsch e le sue continue trovate, pur geniali.
E' indubbio che posso collocare una tela di Hoyland accanto a un'opera di Turner, non fatico a riconoscere alcuni impasti come simili, per Hirsch non vedo come lo potrei affiancare a un grande del passato.