martedì 16 gennaio 2018

Al Lorenzi, abstract painter

Mary Beth Anderson: ho visto il tuo show in NY last month and I wondered How your procedure was.
Al Lorenzi: Well, non è particulrar difficile da realizzare. I use a Day Glo set of colors, conosci questi colori? Qui sono ben noti ma in Italia, quando ero solo là non sapevo che esistessero. Questi colori
sono straordinariamente densi, opachi, lucidi e trasparenti, dipende da come li usi e con quali medium li veicoli. Io li applico su dei pannelli in PVA and I use before una quantità di medium acrilico, un gel traslucido che è completamente liquido e invisibile. Su questa base poi diluisco i colori e pigmenti in una base alchidica, che secca subito e resta molto lucida e fresca, quasi gelatinosa.
Alterno aree trasparenti ad aree più solide e concrete, e questo conferisce un effetto di solidità e trasparenza, come un solido immerso in un liquido.

MBA: ho notato una room piena di forme vive, per quanto astratte e con colori che sembrano veleggiare sulla superficie.

AL: E' proprio uno degli effetti che intendevo dare con questa particolare set di materiali, anche se devo dire che onestamente, DayGlo sono usati con molta parsimonia, preferendo pochi pigmenti disciolti in miscela alchidica e acrylic.

MBA: In cosa differenzi i tuoi lavori da quelli ad esempio di Reed, anche lui ha usato medium simili no?

AL: E' una domanda molto buona, ma se guardi Reed vedi che lui ha un contrasto maggiore sull'alternanza solido trasparente mentre io mi tengo su una temperanza maggiore. Inoltre, e questa è una caratteristica a cui non riesco a rinunciare, nei miei lavori puoi sempre scorgere da vicino in POV vista, ogni pennellata per due strati, date con pennelli piatti e sottili, questo deriva dal mio passato, quando fino a qualche anno fa mi impratichivo con pennellate di materiali misti, usavo medium acrilico e impasti con olio e essenza purificata, che mi consentivano di mantenere un contatto molto fluido sulla superficie, come anche ora, ma con una maggiore permanenza dell'essiccamento.
>Con questo nuovo uso, eliminando gli oli, l'essiccazione è materia di pochi minuti, uso anche ventole d'aria, e così posso lavorare per strati sovrapposti in pochi minuti.

MBA: quanto tempo prende un tuo lavoro media grandezza<?

A. Lorenzi: Bene, credo che quando ho preparato i materiali e la superficie è trattata, desidero sempre raggiungere un risultato nel più breve tempo possibile, non dedico tempo a fermarmi e guardare e riguardare il lavoro. Correzioni di strada ne faccio ma sono in tempo reale, seguo un percorso come se lo conoscessi ma in realtà è completamente ignoto.

   Study with Pigments and acrylic medium and Fraetrol on Kraft paper.

MBA: fai uso di bozzetti, schemi, disegni preparatori?

A.Lorenzi: a volte, tieni presente che quello che faccio lo faccio dopo decine e decine di prove e riprove, per capire i tempi delle mescole, la reattività dei impasti e gli effetti ottenuti di luce dai differenti pigmenti. Di fatto devi conoscere a tue spese che alcuni hue, tinte come si dice, sono più solidi mentre altri sono più liquidi, eterei, e quindi devi sapere perfettamente in anticipo come usarli.
I primi tempi, quando facevo prove su prove, non riuscivo ad ottenere le mescole giuste e nemmeno il giusto rapporto tra i vari Hue, quindi i lavori che provavo su carta erano dei veri fallimenti. Ho buttato via montagne di carta e anche tele, prima di raggiungere la conoscenza adeguata di oggi.

MBA: peccato che mi hai dato solo una foto delle vecchie prove, sono i lavori sotto protezione esclusiva, quindi mi accontento.

MBA: Come sei giunto qui e insomma il tuo percorso e dove e come esponi e vendi i tuoi nlavori?

Al Lorenzi: sono nato in Toscana, quindi puoi capire cosa significa vivere là. Poi l'Accademia Firenze, L'École nationale supérieure des beaux-arts a Paris, solo per un anno con Maestro Leonardo Cremonini, tutto figurativo ma geniale, usava molto geometrie e colori che alludevano a specchi e riflessioni di luce, esperienza molto buona (diceva che se non fosse per la Francia avrebbe fatto la fame...).
Poi le solite storie, fino a che ritornato in Francia, da Ventimiglia, ho conosciuto Burri e altri e tramite loro ho conosciuto Soulages e Mathieu, e anche altri, non lontano c'era la Mitchell e insomma una pattuglia di grandissima caratura, tutti della vecchia guardia ma ancora vitali, la Mitchell su tutti.
E parlando e guardandoli, ho capito alcune cose lentamente, fino a qui. Ma l'Italia sai è il paese di Giotto, Michelangelo eccetera, quindi ho pensato che per il tipo di lavoro che andavo sviluppando dovevo cambiare aria ed eccomi qui. Se fossi rimasto, forse non avrei ancora un gallerista a rappresentarmi e non è che poi la cosa mi sarebbe cinicamente dispiaciuta.

Comunque, sono sempre in continuo rapporto con l'associazione degli artisti di strada e la collettiva associata, che qui ha una sua dignità sia artistica che commerciale. Ci sono un piccolo numero di sostenitori che consentono a gente giovane di poter almeno sopravvivere, un fatto molto importante. Anche a Los Angeles e S. Francisco ci sono collettivi molto sviluppati, con spazi per esporre adeguati e dignitosi. Sembra impossibile da credere, ma credo che in Italia, da dove provengo, non ho mai avuto notizie dell'esistenza di una qualche associazione di artisti veramente solida, con propri spazi e piattaforme, dove si realizza e si espone al contempo. Voglio dire, sapevo di molte piccole associazioni e collettivi locali, ma sono fenomeni sbriciolati che non raggiungono una importanza e forza per sostenere gli artisti.
Qui in America ci sono ad esempio delle vecchie manifatture o minimarket in disuso, su due piani, presi in affitto da una ventina di artisti, che sono utilizzati sia per produrre che per esporre; sono spazi aperti, in cui i collezionisti e appassionati d'arte possono venire per partecipare a presentazioni, discussioni, performance e per vedere l'attività dei singoli artisti al lavoro e questo permette di trovare quei sostenitori che contribuiscono con donazioni e contributi a far vivere l'associazione.
E' il famoso costrutto dell'<Open Studio, che però qui assume un aspetto realmente partecipativo, con corsi per i ragazzi del quartiere, serate guidate a tema e insomma, tante iniziative che legano il territorio agli artisti, tutti di ottima qualità, con ricerca di base sempre alta.

In fondo sono sempre stato un anarchico, uno che fa da solo, pensa da solo e se ne sta bene così. Il fatto è che comunque, devi girare in mezzo alla gente se vuoi mangiare e sopravvivere e a me basta molto poco, ho persino troppo, dato che molto mi avanza e non so cosa farne. Ma la folla, la gente e insomma tutto il casino che gira per le strade fuori di qui, è una cosa che mi atterrisce da sempre, quindi, appena posso me ne torno nella mia bella Toscana.
Poi, tieni presente che io non lavoro per i soldi, lavoro per la ricerca e per crearmi uno spazio personale di rappresentazione nel mondo dell'arte contemporanea.
E pensare che a pochi chilometri da casa avevo la mitica fonderia artistica Mariani, poi le altre per la lavorazione del <marmo di Carrara, dove gravitavano artisti del calibro di Mitoraj, Botero e altri, a decine: pensa che ho conosciuto la mitica Gina Lollobrigida, che veniva sempre a far le fusioni e i lavori di marmo qui, a Pietrasanta.
Ma dal momento che ero un astrattista e solo quello, sai bene cosa vuol dire negli anni metà novanta e anche oggi essere un non oggettivo, con basi diciamo estese sui grandi del passato, Wols su tutti, e sui personaggi come Soulages, gente che forse non sa nemmeno cos'è un rapporto commerciale o altre diavolerie di oggi. Naturalmente, in Italia Burri era inarrivabile, ancora oggi ho gli occhi che mi luccicano quando vedo alcuni nylon combusti e qualche balla sbruciacchiata. E guarda, forse tutti pensano a Fontana ma il primo, e lo so per certo, è stato Burri, e lavorava a Roma, proprio nella famigerata allora Via Margutta, una fucina a basso prezzo per iniziare una carriera.

MBA: anche tu se non sbaglio sei medico?
Al Lorenzi: si ho fatto il ricercatore di neurobiologia per molti anni e ho girato un poco, così ho potuto vedere quello che c'era nel mondo dell'arte. Devo dire che non ero mai convinto fino a quarant'anni e passa se avrei mai fatto questa carriera professionale ma poi mi sono detto che se molta gente che ritenevo del tutto inferiore a criteri che tenevo validi per me, allora avevo sicuramente spazio. E di spazio ce n'era, almeno fino a quando ho fatto un certo tipo di pittura formale, con oggetti e arzigogoli vari ma non ero affatto a mio agio e dopo qualche anno sono passato alla mia vera passione, ossia l'astratto-informale, la non oggettiva come dicono qui.
Purtroppo, con questo tipo di pittura ti devi confrontare in modo duro con il passato e trovare una tua dimensione, con materiali e tecniche più possibile up to date.
E' una lotta e solo dopo una decina d'anni sono riuscito a sentirmi sulla strada di una ricerca positiva e fruttuosa ma è stata dura, veramente. Ma ti dicevo, non avevo fretta, non dovevo vivere di arte, e anche oggi, sono nella posizione di potermela cavare anche senza arte, ma i miei lavori sono assai venduti, con prezzi bassi ma si vendono e non so se in Italia avrei potuto dire lo stesso.

MBA: esposizioni, solo show ecc.
Al Lorenzi: non sono mai stato un patito delle manifestazioni affollate, tipo certi premi ben quotati o quei cinquanta nomi di galleriste che ci sono qui, ho sempre preferito tenermi un mio criterio personale di rappresentanza, approfittando di ogni spazio e show collettivo e aperto al pubblico, in particolare, da almeno un tre anni, vado regolarmente a Los Angeles, dove ormai sono parte della scena delle collettive indipendenti che si tengono almeno una volta al mese là.
Ovviamente i prezzi sono molto vantaggiosi per gli interessati, che spesso fanno incetta anche di multipli a prezzi sotto le 100 dollari.


MBA: Ultima domanda, stai pensando a qualche ulteriore evoluzione di questa forma?

AL. Si, penso di provare tra qualche mese con mescole più materica, forse aggiungendo polveri particolari, devo ancora sapere dove andare a prenderle ma so che ci sono e le proverò.
In fondo, sono un tradizionale che usa materiali nuovi con mezzi di sempre. Se mi vedi lavorare mi potresti prendere bene per un pittore degli anni sessanta del novecento. E sempre lascio pennellate ampie, piatte e rilevate, non posso farne a meno. Ma comunque, non sono uno che si fissa su una tecnica o un tema, preferisco passare da una serie all'altra, da materiali e tecniche differenti, dipende tutto da momenti. Non ti nascondo che vedere quelle scie traslucide di pigmenti in medium come il flaetrol e altri composti dmaa e simili mi genera una notevole eccitazione; è come trasferire dei pigmenti dentro bolle d'acqua congelata.


 

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