Quando un giovane artista, o comunque un artista si vuole
affacciare al mondo dell'arte, di solito ha due o tre strade da seguire, nell'ipotesi che sia totalmente solo e autodeterminato.
affacciare al mondo dell'arte, di solito ha due o tre strade da seguire, nell'ipotesi che sia totalmente solo e autodeterminato.
1 -interpella una galleria per sapere se i suoi lavori sono di interesse o meno-
2 -si registra su uno dei due o tre siti internet in cui si può realizzare una valida vetrina per i propri lavori (ad esempio Saatchi e Fine art-
3 -fa valutare i suoi lavori ad una casa d'aste, spedendo per email un paio di foto di alcuni suoi lavori e attendendo la risposta, che di solito giunge, dopo che la sala d'aste ha sottoposto i files delle opere al suo esperto del settore (in questo caso arte contemporanea, la risposta arriva sempre, se la casa d'aste è seria, se non arriva, state tranquilli, o siete fuori di testa o la casa non è seria, capito?).
Ora, per primo prezzo, si intende proprio il primo prezzo per un artista delle arti visive che non ha praticamente alcun curriculum, a parte i dati anagrafici, il percorso di studio e il genere cui si può o intende appartenere (ad esempio, informale, postespressionismo, concettuale, espressionismo astratto e via discorrendo).
Quindi, non siete nessuno, nessuno sa che esistete ma esistete e avete un bouquet di una decina di lavori da far vedere e valutare: cosa si fa? (occhio, dovete avere almeno una cinquantina di lavori ben fatti, per poter iniziare un rapporto con una galleria o mercante, e dovete assicurare una produzione di almeno un 30 lavori all'anno, come minimo).
Se si dispone di denaro, e/o amicizie influenti, si può fare già molte cosette, ma di solito questa non è la base di partenza di coloro che vivono di arte. Ma se lo foste, potete intanto crearvi un Book delle vostre opere, a colori e stamparne un migliaio di copie, cercando di accaparrarvi la presentazione di un critico o personaggio influente o almeno conosciuto (ad esempio può andar bene anche un personaggio del mondo del cinema o del teatro, serve per attrarre attenzione su di voi, meglio se cercate un bravo critico o esperto di arte contemporanea, e pagando, di solito lo si trova (tutto ha un prezzo, ricordatelo, quando volete farvi valutare e collocare sulla piazza).
Sempre con i vostri soldini, potete contattare non proprio delle gallerie ma degli Spazi Espositivi, dove mandate una o due opere, che verranno esposte per i giorni convenuti, pagando una somma di denaro, non molto alta ma nemmeno bassa.
Potete sempre creare da soli o con la gallerista, degli incontri, happenings, con nani e ballerine, cioè con suonatori di piffero, tamburelli, luci stroboscopiche, laser da cucina, potete mettervi ad eseguire un lavoro in diretta, insomma fare anche degli EVENTI, trasformarvi in un piccolo vate e dio dell'arte, un personaggio, vestito in un certo modo , così da potervi rendere visibile e identificabile.Potete partecipare alle Fiere di arte, semplicemente prenotando in un settore, un piccolo o grande stand, dove potrete collocare da soli o assieme ad altri, le vostre opere, versando una caparra di anticipo e poi pagando un saldo. Ci sono decine di eventi, fiere, mostre, premi e compagnia cantante, dove si può iscriversi, partecipare, pagando o a gratis, occhi aperti a non infilarvi nella situazione da festicciola di paese, che non serve a voi, se non a perdere tempo.
Oppure, meglio ancora per voi, ma non per i collezionisti e per l'arte in generale, potete usare il vostro fascino e avvenenza personale, le vostre fonti di sponsorizzazioni (amicizie influenti, tipo politici e gente che conta), per farvi sostenere presso esposizioni, eventi e tutto quello che fa parte del mondo dell'arte, per ottenere visibilità.
Un esempio che conosco in concreto:
la signorina Ciccia Pasticcia, figlia di un prefetto e di una professoressa universitaria della Calabria, è fidanzata, credo con un assessore alla regione di una area diciamo del Centro italico, e spesso la vediamo mentre ci sorride, garrula, a fianco delle sue opere, sui manifesti e locandine molto grandi, appesi negli spazi comunali per le affissioni. Si tratta di eventi ovviamente pagati principalmente con soldi pubblici, magari con qualche sponsor fidato, tipo qualche cooperativa amica, o qualche cassa di risparmio o cooperativa locale.
Pur non essendo nessuno prima di allora, ecco che questa signorina potrà vantare nel suo profilo una serie di eventi di una certa rilevanza, che le hanno dato una visibilità almeno iniziale, insomma una bella spinta, che naturalmente poi si esaurirà, e tutto ritornerà ai blocchi di partenza o quasi, a meno che nel frattempo la nostra artista non sia cresciuta realmente e si possa muovere con le sue gambe, ben tornite peraltro.
Se non avete soldi oppure, pur avendoli, preferite lasciar fare ai galleristi e mercanti d'arte il loro lavoro, che è quello di promuovere i loro artisti, attraverso i soliti metodi: creazione di un Book, partecipazione a Fiere ed Esposizioni, scambi con altri galleristi per diffondere i lavori dei propri artisti in altre città, eccetera, allora potete percorrere la strada n.1, quella seguita dal 50% dei nuovi artisti o aspiranti tali.
Quando si parla di galleria, occorre tener a mente che esistono gallerie locali, gallerie locali ma che possiedono collegamenti con altri colleghi in altre città, gallerie di medio livello, sono quelle forti in ambito di una o due regioni contigue e infine le gallerie che vantano nomi conosciuti in tutto il Paese e a volte pure all'estero, e comunque in grado di poter sottoporre i vostri lavori anche presso altre gallerie estere, collegate da reciprocità e contratti vari.
Inoltre è bene sapere il tipo di arte contemporanea trattata dal gallerista, perché avrete visto che ogni galleria ruota attorno a un numero di 10-20 nomi, su cui la gallerista punta, di solito legati dal collocarsi in un settore dell'arte contemporanea, ad esempio, come detto, concettuale, op art, cinetici, espressionismo e informale e via cantando.Inutile bussare alla porta di un gallerista (o meglio di una gallerista, spesso sono donne), se fate quadri o lavori op art, quando quella tratta solo roba informale.... chiaro?
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LA GALLERISTA
N.B. Scegliere una gallerista, almeno la prima con cui si vorrebbe iniziare, non è un atto unilaterale, in cui un passivo e a testa bassa artista che vuole iniziare a trovare un suo spazio di visibilità, si reca da una gallerista, e si attende come il condannato alla ghigliottina, il suo giudizio come se fosse il giudizio universale e irrevocabile.
Avete visto che molti autori di successo, nel mondo della scrittura, spesso sono stati per annni, rifiutati alla pubblicazione, per poi essere pubblicati e ottenere vendite a milioni di copie: Quindi, la stessa cosa può accadere e accade spesso, nel settore artistico.
Se siete decisi, se veramente sentite di poter produrre lavori onesti e senza scopiazzare altra gente, cioè se mantenete un rapporto di originalità e onestà con voi stessi, se avete intanto provato e riprovato molte tecniche, materiali eccetera, fino a raggiungere decisioni, scelte, obiettivi e sicurezza , se avete già da almeno un paio di anni prodotto lavori come se foste realmente un vero artista, allora andate avanti, sempre confrontandovi con quelli che vi hanno preceduto e con i vostri coetani con cui vi sentite affini.
Quando andrete dalla gallerista, dovrete averla selezionata per bene, sapendo che tratta tipi di opere come quelle che fate voi, e sapendo che si tratta di una persona che non ha necessariamente bisogno di vendere a tutti i costi per pagare l'affitto del negozio!
Partite dal presupposto che non dovete inizialmente vendere nulla! Volete solo sapere se il vostro lavoro è ritenuto interessante o meno e perché. E' tutto, almeno per i primi mesi.
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Nota: Molte gallerie, spesso stabiliscono un rapporto di mandato a vendere, in altri termini si configurano come dei mandatati della camera di commercio locale. Inoltre, un certo numero di gallerie, accettano di esporre lavori di richiedenti, facendo pagare una somma.
La gallerista d'arte non è una mera commerciante e rappresentante di commercio, come qualcuno intende questo tipo di lavoro: una vera gallerista d'arte possiede un piccolo spazio espositivo ma soprattutto una serie di conoscenze e collegamenti con clienti potenziali, persone facoltose, mercanti d'arte, galleristi ben collocati e insomma, è una promoter, intenditrice del settore arte contemporanea, specializzata o meno in qualche area, e che in questo settore può far valere tutta la serie delle sue relazioni tessute nel corso degli anni o fruite anche da subito, in grado di svolgere un lavoro di promozione, sponsorizzazione e commecializzazione delle opere dei suoi artisti contrattualizzati o meno.
Normalmente una brava gallerista, prevede nel contratto di vendita la formula di Buyback, cioè quando il primo acquirente intende rivendere l'opera, ha l'obbligo di informarne la gallerista, che può esercitare il diritto di riacquisto dell'opera, al prezzo stabilito dal suo cliente. Questa operazione di buyback è uno dei mezzi che, intanto segnalano l'onestà della gallerista, e inoltre, difendono il prezzo del suo artista, impedendo che sia rivenduto a prezzi inferiori a quelli originali di acquisto, o al prezzo attuale per le dimensioni dell'opera, se intanto le quotazioni dell'artista sono salite.
Inoltre, la brava e onesta gallerista, terrà una scorta di lavori di buon livello del suo bouquet di artisti, per rivenderli con scanzioni temporali tali da sostenerne la notorietà e il prezzo. Al contrario, la gallerista da quattro soldi, venderà nel minor tempo possibile il maggior numero di lavori di un artista, per poterne sfruttare magari una rapida scia di notorietà, destinata a spengersi in pochi mesi, se non addirittura in poche settimane. Poi, vi dirà che l'interesse per i vostri lavori si sta spengendo, e che occorrerà un periodo di riaccensione..... Bel discorso, bel ragionamento da cagnetta....
Inoltre, tenete presente che anche se di seguito, parlerò in termini di assegnamento di un coefficiente iniziale attorno allo 0,5, dovete tener presente che la brava gallerista, se veramente è brava, riuscirà a collocare da subito i vostri lavori a un coefficiente almeno doppio, se non triplo o quadruplo. Il che significa che da subito, se veramente punta su di voi, vi affibbierà un coefficiente tra 1 e 2, che significa molto, potendovi permettere anche a seguito di rapporti con altre gallerie e mercanti, di arrivare a coefficienti tra il 2,5 e 3, roba mica male, se parliamo di Italian art system...
La brava gallerista, cercherà di potervi aprire una strada con galleristi fuori dall'Italia, per esempio in Svizzera, mercato ottimo per un pittore in via di lancio, o anche in Germania e Olanda, se il vostro tipo di pittura incontra i gusti dei popoli nordici...In questo modo, a lei sarà il vantaggio di percentuali su vendite, mentre a voi, saranno la collocazione di lavori all'estero, con probabilità di aumentare il vostro coefficiente annuale e per diversi anni, oltre a collocare un bel numero di lavori che l'asfittico mercato italico non riesce ad assorbire se non a prezzo di un sacrificio dei prezzi.
Rifiutate cortesemente di aprire un rapporto professionale con una gallerista che vi parla di prezzi dei vostri lavori da vendere sotto le mille euri, non ne vale la pena, credetemi. Non ci guadagnerete nulla, specie se. ripeto, non lavorate per sopravvivere, ma avete già una base finanziaria da cui trarre da vivere e non solo sopravvivere.
Fatelo capire bene alla gallerista, e deve essere vero, non un bluff: in questo modo la gallerista si convincerà che non cercate di mangiare con i vostri lavori ma volete anche la gloria e la fama, non avete fame se non di riconoscimento artistico, chiaro?
C'è anche un terzo motivo: il DIRITTO DI SEGUITO.
Quando un opera venduta al primo prezzo viene successivamente rivenduta a prezzi molto più elevati, sulla differenza si esercita da parte della Siae in italia e tramite le agenzie internazionali, il riconoscimento e accredito in favore dell'autore, dei Fee internazionali, vale a dire una quota di incremento di valore.
Pensate al solito genietto che vende un quadro al primo prezzo per pagare la bolletta del gas, a 200 euro e che venti anni dopo vende quadri a 20-30mila euri: sulla differenza di prezzo, se si è registrato alla Siae, potrà avere un accredito pari anche al 10 o 20% dell'incremento di valore, che significano milioni di dollari su centinaia di opere.....
E' una figura che sceglie voi, sulla base della sua conoscenza dei gusti dei suoi clienti e referenti, e che ti sostiene proteggendo i prezzi dei tuoi lavori nei momenti di stanca del mercato e cercando di ottimizzare la curva di crescita dei tuoi lavori, cercando di protrarre il momento della decrescita artistica, che normalmente segue alla curva di crescita.
Ogni artista, almeno quelli diciamo normali, non quelli che diventano mostri sacri, hanno una caratteristica curva che indefettibilmente si svolge con una crescita, un periodo di mantenimento e una discesa (dei prezzi e delle opere vendute): naturalmente c'è chi impiega 30 anni prima di raggiungere i suoi massimi, e poi li mantiene per altri dieci o venti, come c'è chi impiega due tre anni, e poi ha una decrescita lenta ma costante e così via. Insomma, ogni artista ha una sua curva individuale, anche se le forme della curva, sono tipicamente di 3 tipi.
Quindi capite che un pittore che ad esempio è morto da una decina di anni e che ha raggiunto i suoi massimi durante gli anni ottanta, oggi, a meno di casi particolari o di fiammate di alcuni anni, (magari a seguito di operazioni speculative preparate da furbetti del commerciale), è un artista storicizzato, come si dice, cioè un artista che ha già vissuto tutte le sue fasi e che da un certo numero di anni, cioè da quando ha raggiunto i massimi, i suoi lavori sono soggetti a perdita di interesse, perché nel frattempo le mode o tendenze, come le chiamano, sono già cambiate due o tre volte e altri artisti sono sotto la lente.
E' più facile che il nostro storicizzato sia oggetto di un acquisto per inserirlo in un museetto di provincia, piuttosto che sia acquistato dalla signora che deve invitare gli ospiti sul suo magnifico yacht o sul nuovo chalet o nella rinnovata villa al mare. Infatti, la signora convincerà il marito, non a comprare l'artista storicizzato, ad esempio Turcato, Angeli, eccetera, come vorrebbe il marito, ma un nuovo artista, magari una signora, che fa pitture di soggetti ritraendoli con colori strani e con espressioni intense, come se il quadro non fosse finito o solo abbozzato, che fa tanto tendenza oggi. Il povero marito, non potrà che firmare l'assegno (magari di 8-12mila euri), per il quieto vivere e per salvare la sua pace coniugale, lasciando il suo bel Turcato, che tanto gli piaceva, finire in altre mani, magari con poche migliaia di euri.
(Per certi mostri sacri, come il genietto della Pop Warhol, si deve gtenere conto che alcune sue opere sono divenute iconiche del nostro tempo, e come se non bastasse, ci sono almeno un paio di collezionisti che sostengono la loro collezione, partecipando a tutte le principali aste di Warhol, per sostenerne il prezzo: un meccanismo destinato comunque a funzionare fino a che tutto funziona, altrimenti si finisce come quello speculatore di borsa che a forza di acquistare titoli in ascesa di una società, finisce per averli solo lui quelli vendibili, e al momento in cui inizierà a fare una vendita all'ultimo prezzo, non troverà nessun acquirente, perché nessuno li avrebbe mai acquistati prima ai prezzi elevati pagati da lui. Quindi è un castello di carta, in parte ripeto, destinato ad aumentare ancora per altri dieci anni, ma poi?....).
TENERE PRESENTE CHE IN GENERE GLI ARTISTI DI ARTE CONTEMPORANEA ITALICI, NON GODONO INTERNAZIONALMENTE DI UN CREDITO NEANCHE PARAGONABILE A QUELLI DEL PASSATO.
Dopo Burri e Afro, pochissimi nomi competono realmente con i grossi nomi attuali, e in generale, la contemporanea italiana non è vista come una ferrari, una borsetta di gucci o roba simile, capite? Voglio dire che in generale non è molto considerata ma si guarda artista per artista, ma soffre di pregiudizi, in generale.
Inoltre, tenete presente che molte gallerie aperte in piccoli centri, sono o gallerie che vendono i bei quadretti di fiori e le casine, oppure, anche se non figura, sono dei subappaltatori, nel senso che sono collegate con altre gallerie, esponendone i loro artisti.
Poi, anche le gallerie grandi, diciamo quelle di risonanza internazionale, in genere lavorano in due modi: hanno un bouquet di propri artisti (scuderia), oppure sono collegate con una o due cordate americane, che tramite società ad hoc, forniscono a queste, i loro artisti sotto contratto. Sono in pratica dei depositari e mandatari a vendere.
Quindi capite che se entrate in queste gallerie, sia locali che grandi, neanche vi guardano perché devono solo esporre quei nomi di cui sono depositari, e basta. Sono delle finte gallerie, in realtà sono dei negozi che espongono una mercanzia altrui, con prezzi determinati.
Se vedete che una galleria in una posizione magari anche periferica, espone dei nomi di un certo rilievo e solo quelli, state certi che lì le porte sono chiuse. Ma non scoraggiatevi, perché abbiamo visto che tenere a cavalletto i soliti nomi per venti anni, significa bruciare, e per contro, altri artisti nuovi, sono presi in carico da galleristi nuovi, che nel frattempo aprono.
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Ora, quando vi dicono di portare qualche lavoro, prendete da due a tre lavori che vi rapppresentino bene, caricateli in macchina e andate dalla gallerista, la quale di solito, saprà subito dirvi se a lei interessano o meno, se fanno parte del tipo di arte che tratta o meno e insomma se potete fare affari con lei oppure se proprio non se ne parla nemmeno, e sarebbe bene sapere quali sono i suoi motivi, che di solito non saranno quelli del tipo: così, a pelle non mi piacciono, preferisco altri colori, sono lavori un poco passatelli, e roba simile. Se vi dicono così, respirate e pensate che siete davanti a una delle tante galleriste che lavorano con pochi nomi e pochi clienti, cui non frega nulla di aprirsi a nuove esperienze, a meno di casi per lei evidenti.
Una gallerista seria vi dirà cosa per lei non va, e potrà anche fornirvi alcuni consigli su come poter introdurre alcune modifiche ai vostri lavori futuri per renderli più vendibili. Un mio amico faceva dei soggetti molti profondi ma con colori molto tetri, e i galleristi ne erano attratti ma rifiutavano di aprire un contratto con lui perché asserivano che i loro clienti non si sarebbero mai appesi in casa un quadro o scultura con colori così bui e forme tetre e severe. Capito? Dovete pensare che non siete Picasso o Dalì, quindi i consigli si ascoltano e molto attentamente...
Oggi questo mio amico produce ottimi vasi di fiori con colori sgargianti, ben temperati e con tinte quasi pop art, che trovano la loro brava collocazione nelle case di molte persone, non ricchissime ma appena agiate, a prezzi medi attorno alle 2.000 euro.
Sul metodo n. 2 prendete visione di quanto si dice sui siti web cui vi iscriverete e buon lavoro, tenedo conto che potrete usare questi mezzi per ottenere una vostra piccola vetrina virtuale, utile per presentazioni di vostri lavori.
Sul metodo n. 3, casa d'aste, significa che cercate di bypassare la galleria e giungere direttamente al possibile acquirente, tramite una offerta libera.
La casa d'aste, più è seria e importante e più dispone di un servizio accurato e meticoloso di valutazione gratuita, ripeto gratuita, dei vostri lavori inizialmente su foto ben nitide. Cioè vi verrà detto se le vostre opere sono vendibili in asta, e a che prezzo di partenza (prezzo di riserva), oppure vi risponderanno con gentilezza che al momento non ritengono di avere interesse e acquirenti in asta.
Sul sito della casa d'aste troverete tutto quanto vi serve per sapere a cosa andate incontro come spese e competenze.
E veniamo al punto del PRIMO PREZZO.
Nel caso della casa d'aste, si potrebbe dire che il prezzo di riserva coincide con il primo prezzo, ma questo non sarebbe veritiero, nel senso che il banditore decide in base a stima e valutazione, di attribuire (se voi lo accettate, ovvio) di far partire il primo prezzo di aggiudicazione da un determinato valore, appunto il prezzo di riserva, basta confermare questo prezzo in asta, per aver assegnato l'oggetto. Ma siccome possono esserci rilanci, si deve pensare che il prezzo di riserva sia un prezzo abbastanza sottostimato del valore concreto a cui si può vendere l'opera, che si denomina, nel caso di un artista vergine, Primo Prezzo.
Uno dei metodi più oggettivi, per quanto ovviamente criticabili per l'attribuzione del primo prezzo di un opera di un nuovo artista, è quello aritmentico basato su coefficiente.
Il coefficiente è il moltiplicatore che un artista ottiene in base a criteri quali, notorietà, tipo di materiali e tecnica utilizzata, numero di lavori in circolazione, partecipazione a mostre ed eventi di una certa rilevanza e altri ancora.
Per un artista vergine, qual è il coefficiente che può attribuirsi ad un suo lavoro?
(N:B: Parliamo di artista, sia pure vergine, cioè di una persona con un proprio centro produttivo e pronto a lavorare professionalmente, cioè con iscrizione alla Camera di commercio, partita Iva eccetera, E CON UNA PRODUZIONE DI ALMENO UNA CINQUANTINA DI LAVORI ANNUI).
(N:B: Parliamo di artista, sia pure vergine, cioè di una persona con un proprio centro produttivo e pronto a lavorare professionalmente, cioè con iscrizione alla Camera di commercio, partita Iva eccetera, E CON UNA PRODUZIONE DI ALMENO UNA CINQUANTINA DI LAVORI ANNUI).
Solitamente, si parte da 0,5 a salire ma non molto oltre lo 1,5
Vediamo come si ottiene il primo prezzo di un lavoro di Pinco, dimensioni 80x100, tecnica mista, su cartoncino, con coefficiente di 0,6.
Si sommano le due superfici in centimetri, per ottenere una superficie lineare totale, quindi
80+100= 180, si moltiplica per il coefficiente, 0,6 = 108, che moltiplico per 10 per ottenere il prezzo in euro, quindi 108x10= 1.080 euro
Il gallerista cercherà di far base sulle 1.000 euro per il vostro lavoro, non da dare a voi ma da mettere in vendita, a voi verrà non più del 40%, cioè 400 euri, chiaro?
La casa d'asta, probabilmente suggerirà una riserva di 350-450 euro, vale a dire farà partire l'asta da questo valore e più o meno a voi resteranno su questo prezzo, 200-250 euri. D'altra parte, vendendo all'asta, siete voi i venditori del vostro stesso lavoro, sia pure con la mediazione del banditore, mentre nel caso della galleria, è il gallerista che vende ed è tenuto a fornire all'acquirente tutte le garanzie di autenticità eccetera, eccetera. Ma come si è già detto, il gallerista se è serio, lavora per voi, per far salire le vostre quotazioni, investendo su di voi, o meglio, anche su di voi.
Vendere un quadro a 1.000 euro attribuisce un coefficiente di 0,6 iniziale, mentre vendere a 550, vi attribuisce un coefficiente quasi della metà, veramente minimo, anche se poi uno si porta a casa gli stessi 300 euri in entrambi i casi.
Infatti, quando in Tv, sentite il presentatore che vi dice che l'opera di Schifano, 100x150 cm, ve la vende a soli 18.750 euro, potete facilmente ricavare il coefficiente di Schifano.
18.750/250x10=7,5
Infatti, 250x7,5x10=18.750
Nell'esempio del nostro artista vergine, Pinco, per un 100x150, con coeff 0,6 ottiene
250x0,6x10=1.500 euro di prezzo in galleria, e a voi saranno girati circa 400-500 euro, mentre
in asta, una riserva sui 300-500 euri.
ACTUNG: a parte le case d'aste più prestigiose, che comunque hanno filiali in vari paesi, le case d'aste, se non sono selezionate bene, tendono a trovare un prezzo per tutto quanto ritenuto in tema con l'asta e di interesse. La conseguenza è che più che pensare al vostro lavoro, pensano a vendere e basta, quindi potrebbero affibbiarbi un coefficiente frazionario sotto lo 0,5, diciamo per un vostro lavoro 100x150, un coefficiente risultante dal prezzo di riserva inferiore al 0,2% !!!
La vostra risposta deve essere: grazie per il vostro cortese interessamento, ma il mio lavoro non vale certo un misero 0,25, almeno, non per me. Spero di poter dimostrare di valere almeno inizialmente un più dignitoso 0,45-0,50.
D'altra parte, gli operatori della casa d'aste, ragionano in questo modo con un artista vergine:
non è nessuno, nessuno lo conosce, se viene a farsi valutare da noi, vuol dire che nessun gallerista lo considera, quindi se qualche partecipante vuole acquistare il quadro almeno a 150 euro, una settantina di euro restano a noi, altrimenti meglio non farne nulla, tanto di gente come questa ne troviamo a bizzeffe (mica tanto, credetemi, non tanti artisti vergini vanno in asta, almeno per la contemporanea).
Personalmente, per capire bene come funzionano questi meccanismi nella loro concretezza, ho fatto valutare un mio lavoro, una dimensione media, 70x100, carta di giornale e cartone da imballo, tecnica mista, arte astratta, e mi sono sentito affibbiare una stima tra le 150 e le 220 euro, questo però, molti anni fa, eravamo nel 2006, quando tutto saliva e andava alla grande. Il lavoro era stato preparato con proiezioni a colori computerizzate, e realizzato esattamente come lo avevo pensato, quindi non una scazzatura qualsiasi, fatta in un paio d'ore.
Ho ripsosto che avrebbero dovuto alzare la riserva almeno di tre volte, cioè attorno alle 550 euro.
E' finita che ho venduto il quadro alcuni anni fa, ricavandone un prezzo di vendita di circa 1550 cioè un risultato che era quello che preventivavo inizialmente.
Se lo vessi venduto in asta a 200 euri, mi sarebbero rimaste a me attorno alle 100 euro, una roba indegna e da fame.
ACTUNG: a parte le case d'aste più prestigiose, che comunque hanno filiali in vari paesi, le case d'aste, se non sono selezionate bene, tendono a trovare un prezzo per tutto quanto ritenuto in tema con l'asta e di interesse. La conseguenza è che più che pensare al vostro lavoro, pensano a vendere e basta, quindi potrebbero affibbiarbi un coefficiente frazionario sotto lo 0,5, diciamo per un vostro lavoro 100x150, un coefficiente risultante dal prezzo di riserva inferiore al 0,2% !!!
La vostra risposta deve essere: grazie per il vostro cortese interessamento, ma il mio lavoro non vale certo un misero 0,25, almeno, non per me. Spero di poter dimostrare di valere almeno inizialmente un più dignitoso 0,45-0,50.
D'altra parte, gli operatori della casa d'aste, ragionano in questo modo con un artista vergine:
non è nessuno, nessuno lo conosce, se viene a farsi valutare da noi, vuol dire che nessun gallerista lo considera, quindi se qualche partecipante vuole acquistare il quadro almeno a 150 euro, una settantina di euro restano a noi, altrimenti meglio non farne nulla, tanto di gente come questa ne troviamo a bizzeffe (mica tanto, credetemi, non tanti artisti vergini vanno in asta, almeno per la contemporanea).
Personalmente, per capire bene come funzionano questi meccanismi nella loro concretezza, ho fatto valutare un mio lavoro, una dimensione media, 70x100, carta di giornale e cartone da imballo, tecnica mista, arte astratta, e mi sono sentito affibbiare una stima tra le 150 e le 220 euro, questo però, molti anni fa, eravamo nel 2006, quando tutto saliva e andava alla grande. Il lavoro era stato preparato con proiezioni a colori computerizzate, e realizzato esattamente come lo avevo pensato, quindi non una scazzatura qualsiasi, fatta in un paio d'ore.
Ho ripsosto che avrebbero dovuto alzare la riserva almeno di tre volte, cioè attorno alle 550 euro.
E' finita che ho venduto il quadro alcuni anni fa, ricavandone un prezzo di vendita di circa 1550 cioè un risultato che era quello che preventivavo inizialmente.
Se lo vessi venduto in asta a 200 euri, mi sarebbero rimaste a me attorno alle 100 euro, una roba indegna e da fame.
Diciamo anche che nessun gallerista serio e in grado di avere una clientela decente per il genere che tratta, un coefficiente minimo non può scendere sotto lo 0,5, e meglio sarebbe lasciare l'opera in comodato gratuito per un certo tempo, così l'interessato lo appende in casa e lo tiene in attesa di decidere, ma scendere sotto un certo coefficiente non è utile né per il gallerista, né per l'artista, solo per l'acquirente le cose possono andare bene, se l'opera comunque piace, o pensa di poter puntare su un tale giovane nome.
Problema della fatturazione, certificazione e diritto di seguito (o di sequela).
Per fare un lavoro con un operatore professionale, occorre essere muniti di partita iva, e rilasciare fattura, oltre al certificato di autentica, di solito si fanno un paio di foto e si stampano su una banale carta da fotocopia in bianco e nero, attribuendo una data e un numero di iscrizione nel registro dell'artista, che identifica l'opera. Nella fattura si richiama tale certificato, che di solito contiene il titolo dell'opera e una sua breve descrizione.
La fattura comprende l'Iva e il Diritto di Seguito, che a partire dal 2013 ha preso il via ufficialmente, da calcolare sopra i lavori che superano i 3.000 euri.
Il diritto di seguito è importante per l'artista, in quanto, l'opera d'arte è un pezzo unico, che potrebbe essere venduto a 1.000 euri, e rivenduto in una successiva transazione dopo molti anni, ad un prezzo ad esempio di 50.000, a seguito dell'incremento di valore delle quotazioni dell'artista.
Ora, il diritto di seguito, consente alla Siae, società che gestisce i diritti d'autore, di poter accreditare l'artista di una somma, calcolata sulla differenza tra prezzo della prima vendita e quello delle singole vendite successive. Questo diritto deve essere esercitato al momento della emissione della fattura, non importa se la somma non supera le 3.000 euro: in questo caso non c'è nulla da versare alla Siae, ma la posizione sarà comunque accreditabile nelle successive vendite, che saranno accreditate in automatico sulla posizione intestata all'artista, somme a lui retrocesse ogni anno sul suo conto bancario.
Occhio, un buon mercante d'arte sarà il primo a volervi far registrare per il diritto di seguito, proprio per avere cura dei vostri diritti e dei vostri interessi economici, almeno se lavora con voi, anche se non in esclusiva (contratto di esclusiva è preferibile non averne, a meno di non essere sotto un mercante o gallerista veramnete quotati).
Problema della fatturazione, certificazione e diritto di seguito (o di sequela).
Per fare un lavoro con un operatore professionale, occorre essere muniti di partita iva, e rilasciare fattura, oltre al certificato di autentica, di solito si fanno un paio di foto e si stampano su una banale carta da fotocopia in bianco e nero, attribuendo una data e un numero di iscrizione nel registro dell'artista, che identifica l'opera. Nella fattura si richiama tale certificato, che di solito contiene il titolo dell'opera e una sua breve descrizione.
La fattura comprende l'Iva e il Diritto di Seguito, che a partire dal 2013 ha preso il via ufficialmente, da calcolare sopra i lavori che superano i 3.000 euri.
Il diritto di seguito è importante per l'artista, in quanto, l'opera d'arte è un pezzo unico, che potrebbe essere venduto a 1.000 euri, e rivenduto in una successiva transazione dopo molti anni, ad un prezzo ad esempio di 50.000, a seguito dell'incremento di valore delle quotazioni dell'artista.
Ora, il diritto di seguito, consente alla Siae, società che gestisce i diritti d'autore, di poter accreditare l'artista di una somma, calcolata sulla differenza tra prezzo della prima vendita e quello delle singole vendite successive. Questo diritto deve essere esercitato al momento della emissione della fattura, non importa se la somma non supera le 3.000 euro: in questo caso non c'è nulla da versare alla Siae, ma la posizione sarà comunque accreditabile nelle successive vendite, che saranno accreditate in automatico sulla posizione intestata all'artista, somme a lui retrocesse ogni anno sul suo conto bancario.
Occhio, un buon mercante d'arte sarà il primo a volervi far registrare per il diritto di seguito, proprio per avere cura dei vostri diritti e dei vostri interessi economici, almeno se lavora con voi, anche se non in esclusiva (contratto di esclusiva è preferibile non averne, a meno di non essere sotto un mercante o gallerista veramnete quotati).
Occhio: molti giovani talenti o rifiutati da galleriste, oppure che inizialmente non vogliono andare in galleria, optano per la Street Art, oppurre per lavori in locali adibiti a esposizione e performance, sempre gratuitamente, una forma di riattualizzazione delle sessantottesche Mostre Collettive in spazi autogestiti (da stessi atisti).
Poi dovete sapere che oltre alla figura tipica del critico e del curatore d'arte, oggi si sono aperte altre figure, spesso inventate dal sistema formativo universitario, che ambiscono avidamente ad inserirsi occupando spazi quali direttori di musei e o gallerie pubbliche, organizzatori di eventi e happenings eccetera.
Gli EVENTI, sono ormai una parte sempre più preponderante nella rappresentazione sociale delle arti visive: nessuno può sottrarsene per un motivo principale: attraggono e catalizzano spettatori, attraverso rappresentazioni corporee, luci e tecnologie spaziali e futuribili, filmati e suoni, insomma tutto quanto si può mettere a disposizione del popolino, facendo pagare un biglietto d'ingresso.
Se andate alla Biennale, vi renderete conto di cosa stiamo parlando, constatando che gli artisti legati a un mondo fatto di tele e pennelli, sono ormai ridotti a un numero esiziale, spesso quasi emarginati (naturalmente, gallerie e fiere sono piene di quadri su banalissime tele o compensati, come sempre, anche perché la signora vuole appendere nel salottino dello yacht un quadro, non una roba piena di penne, piccioni spennati abbrustoliti eccetera).
Infatti, un banale e statico quadro, anche di 2x3 metri, non può competere con la dinamicità inebriante di luci, colori, suoni e sequenze filmiche delle altre arti visive, o delle performances, in cui l'artista mette in scena se stesso con pose, travestimenti, body art e compagnia cantante: per questi si che il popolino pagherà un prezzo. Più difficile sarà venderli e trattare questi artisti in una asta o galleria, dal momento che mercanti d'arte, galleriste e case d'aste, possono vendere solo ciò che è racchiuso in qualche supporto. Pensateci bene, performatori del sabato e della domenica.
Anche se è vero che vi venderanno la cenere delle combustioni, magliette con scarabocchi e macchie di colore o bruciacchiature (d'artista), cartoline evento, firmate e anche timbrate, e insomma, tutto quello che si può vendere, compreso le foto, vendute ad esempio in solo 5 esemplari al mondo, a sole 10 euro l'una, se la performance è fatta da uno dei soliti nomi che tutti conoscono.