imprenditore romagnolo non è chiaro; poco approfonditi pure i suoi legami con il democristiano Giovanni Prandini, ministro dei lavori pubblici ai tempi degli ultimi governi Andreotti.
...Ed è proprio in qualità di presidente degli azzurri che conoscerà i primi problemi giudiziari: il crac finanziario che affosserà la società nel baratro dell’allora Serie C gli vale una condanna a tre anni e sei mesi per bancarotta fraudolenta. All’improvviso Corbelli si scopre Re Mida al contrario: tutto ciò che gli passa per le mani finisce male. Provare per credere il fallimento di Finarte, spazzata via dopo l’infausta fusione con la sua Semenzato e il caso delle false grafiche di Cascella vendute proprio attraverso Telemarket: un gioco che vale la scomparsa della casa d’aste e, a Corbelli, l’arresto con l’accusa di associazione a delinquere, truffa, ricettazione e
riciclaggio. Con ulteriore condanna a un anno e otto mesi di reclusione.
Il marchio Telemarket, un po’ acciaccato nella credibilità, è comunque sempre sopravvissuto: anche all’acquisto delle frequenze da parte di Telecom Italia Media (leggi: La7), che nel 2005 ne aveva acquisito gli originali spazi sull’etere. Ora la notizia di una – a questo punto seconda – morte imminente, preceduta circa un anno fa dall’oscura operazione di rilancio di Telemarket 2, passato da canale di repliche a entità a se stante sotto la guida di Giorgio Gnudi, ex braccio destro dello stesso Corbelli, a sua volta coinvolto in inchieste giudiziarie non certo lusinghiere (nel suo curriculum spunta pure una condanna a un anno di carcere per violenza sessuale, poi passata in giudicato). http://www.artribune.com/2013/01/ultimi-chiodi-alla-bara-di-telemarket/
SEMENZATO SI ARRENDE
VENEZIA - La Sotheby' s italiana chiude i battenti. Il veneziano Franco Semenzato, il re delle aste antiquarie, ha annunciato la liquidazione della sua società che per anni ha tenuto banco nel settore con le vendite a suon di miliardi di famosi quadri di Tiziano, Tintoretto, Longhi e Carlevarijs. "Io considero le fortune economiche sempre molto aleatorie, specie in un mestiere come il nostro" aveva detto anni fa, quasi prevedendo il destino che lo attendeva. La decisione, Semenzato, l' ha presa dopo che in febbraio la situazione finanziaria della Casa d' aste Semenzato Srl è precipitata. A raccontarlo è lui stesso: il 9 febbraio scorso la banca di Trento e Bolzano ha deciso di non avallare una serie di assegni della società, a seguito del mancato pagamento di un' obbligazione da parte della Beni Artistici Italiani, la Spa controllata da Sergio Cragnotti, il finanziere amico di Raul Gardini ed attuale presidente della Lazio. Così, Semenzato ha dovuto provvedere a coprire la cifra contestata, poco meno di tre miliardi di lire, dopo aver fatto lo stesso in precedenza, sempre di tasca sua, con altri dodici miliardi. "Farò un' attività diversa, sempre nel settore dell' antiquariato - dice ora con un filo di voce - farò il broker, del resto sono il più conosciuto in Italia e ho i migliori clienti in Europa". Tra i suoi affezionati, coloro che frequentavano il bel palazzo gotico a Venezia dove batteva le aste, infatti, si vedevano spesso Rudolf Nureyev, Yul Brinner, miliardari newyorkesi e giapponesi e tanti altri. Una vicenda assai travagliata, quella della casa d' aste veneziana, protagonista negli ultimi anni di fusioni e scorpori, fino alla cessione, all' inizio del 1992, della maggioranza del pacchetto azionario alla merchant bank di Cragnotti, coinvolto nelle inchieste giudiziarie del pool milanese di Mani pulite. Il banditore d' aste lagunare era approdato al finanziere presidente della Lazio perché, desiderando essere quotato in Borsa, aveva la necessità di rafforzare il patrimonio dell' azienda. All' arrivo di Cragnotti, nel settembre di tre anni fa, era partita una riorganizzazione patrimoniale: l' amico di Gardini di fatto aveva acquisito il 51 per cento della Semenzato Spa con la sua Cragnotti and partners capital investment. La società aveva cambiato nome in Beni Artistici Spa, mentre Semenzato ne aveva costituita un' altra, prelevando in gestione dalla Beni Artistici le case d' asta, quelle di Venezia, di Firenze e di Roma. E dopo la Beni Artistici anche quest' ultima società, la Semenzato Srl, adesso è stata posta in liquidazione. Prima di mettersi con Cragnotti, per centrare l' obiettivo della Borsa, Semenzato aveva cercato di allearsi con altre due merchant bank, la San Paolo Finance e la Cofilp, creando due fondi di investimento, chiamati Aurarte Antica e Aurarte Moderna. Poi, con la crisi di Piazza Affari legata alla guerra del Golfo, aveva rinunciato allo sbarco. A quel punto rischiava di farsi turbinoso il rapporto con le due banche che partecipavano la società d' arte, ciascuna con il 12,5 per cento: il San Paolo di Torino e la Popolare di Novara. Semenzato aveva dunque ricomprato quelle partecipazioni per 40 miliardi, dando fondo al proprio patrimonio. Intanto, era maturata l' operazione Cragnotti, che avrebbe dovuto avere lo scopo di riportare liquidità nelle casse di Palazzo Giovannelli. Un fulmine però si abbatteva sulla nuova partnership: il ministero di Grazia e giustizia revocava l' affidamento delle aste giudiziarie di Venezia e Mantova, la prima attività di Semenzato quando ancora la sua unica società si chiamava Vendite Giudiziarie e per Commissione di Franco Semenzato. Aveva cominciato nel 1956, quando il figlio del fornaio - per questo scherzando gli piaceva farsi chiamare il Fornaretto di Venezia - che aveva fatto studi di legge aveva fondato quell' attività. Allora svolgeva quel duro, forse spietato, mestiere dei pignoramenti in casa dei poveracci. Lui replicava che, grazie a quel mestiere, gli operai di molte ditte fallite lo ringraziavano. Di certo, da quel tempo, di strada ne aveva fatta: partecipazione totale o parziale in una decina di società, perfino una con attività a Montecarlo; un patrimonio di case, sedi sparse fra Venezia, Milano, Firenze e Roma, numerosissimi pezzi d' antiquariato fra mobili, quadri e suppellettili. E poi, l' amicizia, riscoperta negli anni della segreteria Dc e della presidenza del Consiglio, con Ciriaco De Mita, vecchio compagno di studi alla Cattolica di Milano.
Nel fallimento della «San Marco Casa d'aste», la società erede della più importante e famosa «Semenzato Casa d'aste» e che fa capo non più a Franco Semenzato, il grande vecchio delle vendite all'incanto di oggetti d'arte, ma al figlio Marco, è spuntato un magazzino con quadri e oggetti d'arte di cui il curatore, la commercialista di Spinea Giovanna Marin, non conosceva l'esistenza. Quadri e oggetti che, assieme agli altri beni, anche quelli trovati nella casa di Marco Semenzato, saranno venduti per raccogliere i soldi che, almeno in parte, andranno a coprire il passivo che ormai sfiora i 15 milioni di euro (i creditori sono ben 253). Il magazzino era a Marghera e tra quadri e oggetti ci sono anche quelli che anche noti professionisti veneziani avevano dato in conto vendita alla casa d'aste veneziana. Poi, però, non hanno più visto nè i soldi nè le opere. La sociatà è stata dichiarata fallita il 29 aprile dello scorso anno...
Finarte Journal, riecco la casa d’aste chiusa per fallimento nel 2011. Che torna sulla scena con un portale di informazione sul mercato dell’arte
Era una delle principali case d’asta italiane, ma le ultime notizie di Finarte risalgono al marzo 2012, quando il Tribunale di Milano ne ha dichiarato il fallimento, dopo una liquidazione coatta ordinata a luglio 2011 che obbligava alla cessione integrale dei beni ai creditori per tentare di porre rimedio al debito di 11 milioni di euro maturato dalla società guidata da Corbelli.
Questa settimana il suo nome è però riapparso nel web: nulla a che fare con la vecchia attività di vendita all’asta, bensì un portale di informazione sul mercato dell’arte intitolato Finarte Journal. La nuova scommessa di Finarte chiama in appello professionisti ed esperti del settore a valutare e descrivere il mercato dell’arte, dalle sue tendenze alle regole che lo governano.
Inizia dunque una nuova avventura per la storica casa d’aste italiana, fondata nel 1959 dal banchiere milanese Gian Marco Manusardi, specializzandosi in operazioni bancarie applicabili al settore dell’arte, la prima ad operare finanziamenti per l’acquisto di opere d’arte. Fu solo a partire dai primi anni del ‘60 che Finarte cominciò ad officiare le prime aste, con un ritmo accelerato di crescita culminato nel 1989 con il raggiungimento dei 150 miliardi di lire di fatturato, quotata in Borsa l’anno successivo. Poco dopo, l’ingresso di firme straniere come Christie’s e Sotheby’s nel territorio italiano mettono in crisi l’attività di Finarte, colpita anche dall’abbandono del suo presidente, Casimiro Porro, nel 2001. Sotto la direzione di Giorgio Corbelli, proprietario di Telemarket ed ex presidente della squadra di calcio del Napoli, Finarte acquista la casa veneziana Semenzato, ma la crisi del mercato dal 2005 non fa decollare le vendite, portandola al collasso determinando la chiusura fallimentare che ben conosciamo.
Inizia dunque una nuova avventura per la storica casa d’aste italiana, fondata nel 1959 dal banchiere milanese Gian Marco Manusardi, specializzandosi in operazioni bancarie applicabili al settore dell’arte, la prima ad operare finanziamenti per l’acquisto di opere d’arte. Fu solo a partire dai primi anni del ‘60 che Finarte cominciò ad officiare le prime aste, con un ritmo accelerato di crescita culminato nel 1989 con il raggiungimento dei 150 miliardi di lire di fatturato, quotata in Borsa l’anno successivo. Poco dopo, l’ingresso di firme straniere come Christie’s e Sotheby’s nel territorio italiano mettono in crisi l’attività di Finarte, colpita anche dall’abbandono del suo presidente, Casimiro Porro, nel 2001. Sotto la direzione di Giorgio Corbelli, proprietario di Telemarket ed ex presidente della squadra di calcio del Napoli, Finarte acquista la casa veneziana Semenzato, ma la crisi del mercato dal 2005 non fa decollare le vendite, portandola al collasso determinando la chiusura fallimentare che ben conosciamo.
- Martina Gambillara
FINARTE SEMENZATO CASA D'ASTE

CHI È Finarte-Semenzato Casa d'Aste S.p.A. è una società leader che opera nel mercato dell'arte. Con le sue quattro sedi a Milano (due sedi), Roma e Venezia è presente nei mercati d'arte e collezionismo di argenti, gioielli e orologi, arte moderna e contemporanea, dipinti del XIX secolo, dipinti e disegni antichi,libri e stampe, mobili e arredi antichi, maioliche e porcellane, mobili, oggetti e sculture rinascimentali, tappeti e tessili.Dal mese di luglio 1990 Finarte Casa d’Aste è quotata alla borsa valori di Milano.
STORIA
Fondata nel 1959 dal banchiere milanese Gian Marco Manusardi, Finarte comincia ad operare nel settore finanziario, con lo scopo di assistere collezionisti e operatori del settore nell’acquisto e nella vendita di opere d’arte, venendo così ad occupare uno spazio che il sistema bancario non copriva. La società si specializza quindi in tutti i tipi di operazioni bancarie applicabili al settore dell’arte.
La prima sede della società apre in via Broletto 37.Il 21 e il 22 novembre 1961, al teatro Angelicum, si tiene la prima asta di Finarte; completamente dedicata a opere d’arte moderna provenienti dalla collezione Estorick di Londra. Nel 1962, il 15 e il 16 maggio, viene invece organizzata la prima asta di dipinti antichi e il 21 e il 23 novembre, in collaborazione con la casa d’aste Ketterer di Stoccarda, una seconda asta d’arte moderna.Nei primi anni ’60 che Finarte comincia ad organizzare più aste all’anno: il 14 marzo del 1963 la prima asta di maioliche d’alta epoca.Nel 1966 Finarte viene trasferita nell’attuale sede di Piazzetta Bossi.si impone fin dai primi anni ‘60 come società leader nel settore del mercato dell’arte in Italia: alla fine degli anni ‘60 si tenevano in media 15 aste, negli anni ‘70 si raggiunsero le 30 manifestazioni annuali, per giungere, negli anni Novanta a 50/55 vendite.L’espansione progressiva porta nel 1972 all’inaugurazione di una sede romana, a Palazzo Hercolani del Drago alle Quattro Fontane.Nel 1981 Finarte acquisisce la casa d’aste Manzoni che successivamente viene incorporata nella società; l’espansione fu tale che venne costituita una seconda sede milanese, Via Manzoni, specializzata nelle aste di arti applicate.Il 1983 è l’anno della costituzione di Lloyd Arte in compartecipazione con il Lloyd Adriatico Assicurazioni, società creata con la finalità di investire in opere d’arte e di gestire tali investimenti nel medio-lungo periodo.Nell'ottobre 1985 la sede di Finarte a Roma venne trasferita da via Quattro Fontane a via Margutta 54.Nel 1986 viene fatto un aumento di capitale della società che dagli 8 miliardi del 1982 passa ai 42,5 miliardi. Dal 17 giugno la società Finarte S.p.A. è quotata in Borsa.Nell'87 Finarte Casa d’Aste viene scorporata da Finarte S.p.A.Nel 1988 Finarte acquista la casa d’aste Pitti di Firenze con il preciso obbiettivo di espandere più intensamente nel centro Italia l’attività della società.Nell’anno 1989 Finarte raggiunge il suo massimo storico, con un giro d’affari di circa 150 miliardi di lire. Viene costituita la Gestiate, società finanziaria aperta al pubblico per l’investimento e la gestione di opere d’arte e poi viene acquisita la maggioranza della Rerum, casa d’aste specializzata in orologi d’epoca e nell’oggettistica del collezionismo minore (macchine fotografiche, giocattoli, titoli azionari ecc.).Dal mese di luglio 1990 Finarte Casa d’Aste è quotata alla borsa valori di Milano.Il 1993, viene aumentato il capitale sociale da 10 a 25 miliardi di lire e Finarte Casa d’Aste non è più controllata da Finarte S.p.A. nello stesso anno viene aperta una sede di rappresentanza a Londra.Nel 1995 viene costituita Finarte Casa d’Aste España, una joint venture tra Finarte Casa d’Aste e Afinsa, società di spicco nella finanza iberica. L’inaugurazione avviene il 14 giugno.Il 24 giugno 2002 il Consiglio d’Amministrazione di Finarte Casa d’Aste SpA approva il progetto di fusione per incorporazione della società Semenzato Casa d’Aste S.p.A. nella società Finarte Casa d'Aste SpA e successivamente il 4 settembre l’Assemblea straordinaria di Finarte approva la fusione.Il 24 settembre viene stipulato l’atto di fusione per incorporazione di Semenzato in Finarte, il 4 ottobre viene iscritto, presso il Registro delle Imprese di Milano, l’atto di fusione per incorporazione della Società Semenzato Casa d’Aste S.p.A. nella Finarte Casa d'Aste SpA.
La società incorporante assume la denominazione di Finarte – Semenzato Casa d’Aste S.p.A..
Per maggiori approfondimenti fare riferimento al sito della società.Il profilo è aggiornato alla data sottostante.Finarte Semenzato Casa d'AsteUltimo aggiornamento: 23 Marzo 2007 - 14:53
Fondata nel 1959, Finarte ha prosperato nell’ermetico mercato dell’arte italiano, ma la sua stella ha cominciato a offuscarsi con l’affacciarsi delle case anglosassoni Sotheby’s e Christie’s, e con la crescita di società di vendita con strutture più snelle, in un mercato già saturo. Un ulteriore colpo, nel 2001, è stato l’abbandono della società da parte del suo presidente, Casimiro Porro,al termine di una guerra di poteri (Porro, com’è noto, ha poi fondato un’altra casa d’aste a Milano, la Porro & C). Il nuovo presidente è Giorgio Corbelli, proprietario di Telemarket (emittente televisiva con un’attività di vendita online di opere d’arte), ed ex presidente della squadra di calcio del Napoli, ruoli entrambi che hanno visto Corbelli al centro di casi legali che hanno portato, in un caso, a una sentenza di detenzione (inferiore a tre anni, per cui Corbelli non ha trascorso un solo giorno in carcere). Sotto la sua direzione, Finarte ha acquisito la casa d’aste rivale veneziana Semenzato con una scalata ostile, insieme con l’edificio dell’ex abbazia di San Gregorio, vicino alla Salute a Venezia (tramite una società della holding con sede in Lussemburgo). Ma con l’uscita di Franco Semenzato se ne andò anche una buona parte del fatturato (San Marco Aste, la casa lanciata da suo figlio, è fallita la scorsa estate con debiti di 15 milioni di euro). Nel suo momento di massima esposizione, Finarte-Semenzato è stata colpita dalla prima delle crisi finanziarie che hanno interessato il mercato dell’arte: tra il 2005 e il 2009, il numero di vendite tenute è sceso da 52 a 35, con un conseguente crollo del fatturato di quasi il 50%. «Single-owner sales» e opere d’arte di qualità sono nel frattempo diventate merce molto rara, per la presenza di troppi attori su un palcoscenico troppo piccolo. E la legislazione italiana, poco chiara, scoraggiava presenze di società estere.
Il numero di vendite è ulteriormente sceso nel 2010 a 24, con l’arte moderna e contemporanea che deteneva una quota del 35% del ridotto fatturato e con ulteriori perdite accumulate nel frattempo. Ora, Finarte è scesa nelle classifiche delle case d’asta in Italia del 2010: Sotheby’s ha preso il comando, con vendite per 35,4 milioni di euro, seguita da Christie’s, poi Meeting Art (con 18,6 milioni), Farsetti con 15 milioni, e Finarte con 12. Apparentemente allo scopo di proteggere la privacy dei clienti, ma forse anche per risultati deludenti come percentuali di venduto del 25%, la casa d’aste ha cessato nell’ottobre 2009 di comunicare al pubblico prezzi di aggiudicazione e dati di vendita.http://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/2011/7/109352.html
Il numero di vendite è ulteriormente sceso nel 2010 a 24, con l’arte moderna e contemporanea che deteneva una quota del 35% del ridotto fatturato e con ulteriori perdite accumulate nel frattempo. Ora, Finarte è scesa nelle classifiche delle case d’asta in Italia del 2010: Sotheby’s ha preso il comando, con vendite per 35,4 milioni di euro, seguita da Christie’s, poi Meeting Art (con 18,6 milioni), Farsetti con 15 milioni, e Finarte con 12. Apparentemente allo scopo di proteggere la privacy dei clienti, ma forse anche per risultati deludenti come percentuali di venduto del 25%, la casa d’aste ha cessato nell’ottobre 2009 di comunicare al pubblico prezzi di aggiudicazione e dati di vendita.http://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/2011/7/109352.html
Livorno, 24 agosto 2014 - Due opere di Mark Kostabi, artista statunitense, un’opera di Salvo nome d’arte del pittore italiano Salvatore Mangione, un’opera di Antonio Nunziante, pittore italiano della corrente metafisica, un’opera di Emilio Scanavino, artista italiano molto quotato, cinque opere di Mario Schifano, uno degli esponenti più qualificati della Pop Art, quattro opere di Fernandez Arman, pittore e scultore francese molto quotato, tre opere di Giuliano Vangi, il maestro fiorentino, conosciuto in tutto il mondo: sono solo alcuni dei tesori che facevano parte del «museo», una collezione di 1200 dipinti appertenuta Bruno Lenzi, 78 anni, ex presidente della Porto 2000. Questi capolavori sono state venduti all’asta per conto del tribunale di Livorno dalla casa d’aste Farsetti Arte conosciuta in tutta Italia.
Presi 3 milioni di euro a Rabarama»
Presi 3 milioni di euro a Rabarama»