domenica 18 dicembre 2016

La banale e trita novità assoluta del panorama artistico (di paese)

Per chi come me ha compiuto più di sessant'anni, ha potuto vedere gli echi della stagione dei sessanta, riflessi negli anni settanta, e tutto o quasi quello che dai settanta in poi si è creato e esposto sotto il nome di A R T E.
Dico subito che in materia di forme, modi di rappresentazione, tecniche e materiali, praticamente dalla fine dei settanta ad oggi poco o pochissimo è cambiato, almeno per le arti pittoriche e scultoriche. 
Occorre dire che oggi, con poche centinaia di euri, si può realizzare degli stampi in resina, su cui trarre sculture in metalli, o lasciarle in cartone, plexiglas, o preparati siliconici e affini. Insomma, con poche centinaia di euro, il costo dei siliconi e acetati, posso fare una base per una quantità
di doppioni in carta, gesso, polvere di marmo e aggreganti vari, siliconi e acrilici.
Dal momento che appartengo alla scuola di chi  ritiene un opera d'arte in quanto realizzata totalmente dall'autore stesso (cioè da me medesimo), tutto quello che porta la mia immodesta firma, è certo che è prodotto della mia mente e delle mie braccia e gambe.
Non trovo per nulla artistica una fotocopia firmata in serie dall'autore, riprodotta in tanti multipli, dove, con gli attuali mezzi di stampa, si possono addirittura raggiungere risultati tridimensionali e effetti di colpi di pennello e simili.
Trovo che a comprare simili oggetti suiano solo dei poveretti o economicamente o peggio, dei poveretti dal punto di vista della sensibilità verso l'arte e il rispetto degli artisti.
Se volete una delle milionate di copie in quattro colori di Warohl, accomodatevi, con duecento euri vi portate a casa un bel foglio di carta con stampata la firma del medesimo e potete vantarvi di avere attaccato al muro un pezzo di carta incorniciato. E' questa l'arte? E' stato per voi un affare? Provate a rivenderla tra venti anni, e vedete quanti bei soldoni ci fate!
Vale sempre il discorso vecchio quanto il cucco: l'arte è fatta da pochissime persone, per poche persone. Non ha niente a che vedere con i fenomeni di massa anche se ci sono alcune superstar, come la gioconda, e un'altra ventina di quadri superfamosi.
Eppure, sulle riviste d'arte, ormai in via di estinzione, asfissiate da pubblicità e sponsor occulti, su cui scrivono spesso critici prezzolati (basta pagare, vi assicuro) si trovano sempre più articoli roboanti, ormai nauseabondi e cadaverici, del tipo: nuova esclusiva rappresentazione scenografica presso le vie e abitazioni private della tale città, si aprono e spalancano (MA QUANDO MAI) le porte dei musei di arte moderna, eccetera. 
Ecco, siamo giunti al punto di partenza: tutto si è già visto e rivisto, e non c'è realmente niente di veramente nuovo, anche perché ormai tutto è realmente stato fatto. Trovo ridicolo un signore che mi diceva della mia ricerca (artistica), a cui ribattevo, in pubblico, che la mia ricerca è tale solo per me, ma so benissimo che alla fine, quanto esce dalle mie manine è già stato fatto da qualcuno, magari 50 o 100 anni fa. E' una ricerca personale, è vero, in quanto cerco di adattare la mia visione del mondo ai mezzi con cui mi esprimo, ma in definitiva, non ho alcuna pretesa di essere realmente originale, perché SONO CONSAPEVOLE (AVENDO VISTO QUASI TUTTO QUELLO CHE C'è DA VEDERE AL MONDO), che tutto quello che vedo in giro, contrabbandato per originale, è in realtà una banale ripetizione, con qualche trucchetto, (ad esempio io preparo le superfici in un certo modo, che poi danno certi effetti automatici, oppure faccio o lascio colare i colori liberamente), di roba già fatta e strafatta, magari con superfici differenti o qualche prodotto chimico più recente.
In Italia, non c'è realmente nessuno che dal dopoguerra ha fatto veramente un lavoro innovativo dopo Burri, Fontana e Afro e Manzoni, e se trovate un lavoro originale di costoro, probabilmente finirà in qualche museo, statene certi.

Mi è capitato di entrare in una grande galleria a Milano e vedere delle robe, per niente brutte, ma che viste con occhi di chi ha già visto molto, mi sembravano uscite dalle mani di Pino Pascali, o Gastone Novelli, o Di Dominicis, gente che non è più tra noi da decenni e decenni e che sono più nuovi di tanta roba attualissima.
Una amica mi diceva che nel 1961, in Francia, una sua amica, sparava a dei barattoli di vernice facendo imbrattare a caso delle tele e usavano pezzi di ferraglie e ruggini, per assemblare lavori d'arte da esporre non solo al manicomio. Nel 1967, qualcuno qui da noi si è inventato il termine ARTE POVERA, come se fosse un copyright, ma in realtà, in Francia e Belgio, questo tipo di lavori e materiali erano usati da almeno dieci anni prima.

E allora. perché questi canti corali di ode al nuovo e nuovissimo, originale e originalissimo?
Semplice: perché per mera avidità e ipocrisia, occorre V E N D E R E, vendere, vendere, PROMUOVERE, promuovere, promuovere a tutti i costi. E di gente che fa lavori ce ne sono a bizzeffe, naturalmente alcuni ben dotati artisticamente, altri meno e comunque solo uno su 100.000, un pochettino appena originale.
E ricordatevi: a vendere, non ci sono solo le galleriste, ma magari in combutta con gallerie e musei, ci sono provincie, enti vari (sempre legati a doppia mandata al carro politico e pubblico, comuni, regioni e spesso grandi gruppi industriali e finanziari (leggi banche, assicurazioni, fabbriche di auto fino alle fabbriche di preservativi. 

Ma l'arte non funziona così: non è con le fondazioni create dalle banche e da grosse industrie che si fa il bene del mondo dell'arte. Piuttosto si creano valori economici del tutto sconnessi con i valori artistici.







Art Adoption New Generation a Cortona


“Art Adoption New Generation” è un modo nuovo di esporre e divulgare l’arte, un’idea innovativa che includerà 26 differenti luoghi espositivi, 23 artisti e 35 opere d’arte contemporanea che avranno una lettura differente da parte del pubblico, grazie alla loro collocazione in spazi appartenenti alla vita quotidiana della città.


Un puro evento culturale che non vuole confondere il valore commerciale con quello dell’opera d’arte in sé. Per questo motivo i lavori presenti lungo i 500 metri della caratteristica “rugapiana” non saranno in vendita.
Per questa prima edizione sono stati invitati a esporre nomi che si stanno facendo notare nel panorama internazionale per i loro linguaggi espressivi. Sono tutti autori che, nonostante la giovane carriera, hanno un seguito altissimo. Prestigiosi musei e gallerie, come il MoMA di New York, hanno già acquisito le loro opere, mentre le principali fiere e rassegne d’arte, come Art Basel in Svizzera, Art Basel Miami Beach negli Stati Uniti e la Biennale di Venezia ospitano già da tempo i loro nuovi linguaggi.
Jesus Ruiz Fuentes, Graziella Schenetti, Jorrit Tornquist, Gianni Piva, Bernard Aubertin, Silvio Formichetti, Demis Martinelli, Cesare Vignato, Parsha Mirghawameddin e Maria Jole Serreli sono alcuni dei nomi che vedranno coinvolti otto differenti paesi: Argentina, Belgio, Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Olanda e Spagna.
Gli allestimenti saranno curati in ogni minimo dettaglio e ogni locale pubblico che ha aderito al progetto proporrà una o più opere che dialogheranno con lo spazio che le accoglierà.
«Con Art Adoption New Generation abbracciamo gran parte delle espressioni artistiche contemporanee – conferma il collezionista e cultore d’arte contemporanea Massimo Magurano, organizzatore dell’evento. – Ci saranno 20 pitture, 10 sculture e 5 installazioni eseguite con i più diversi materiali e tecniche. In mezzo a loro ci sarà anche l’opera a sorpresa di una celebre figura internazionale, ma non sarà visibile il suo nome. Quando il pubblico la vedrà, non avrà di certo problemi a indovinare di chi si parla.
La mostra diffusa ospiterà principalmente lavori astratti, informali, concettuali, quindi di lettura non immediata. Ritengo, tuttavia, che l’arte sia sempre stata contemporanea. Per questo motivo sono certo che le opere inviteranno l’osservatore a riflettere, a porsi più di una domanda, e siamo certi – conclude Magurano – che il pubblico che visiterà Cortona sotto Natale rimarrà piacevolmente sorpreso dal risultato finale». da http://www.oggitreviso.it/art-adoption-new-generation-ventitre-artisti-internazionali-nel-cuore-di-cortona-150855
Come volevasi dimostrare, tutto nuovo, e nessuno aveva mai riempito le strade di una cittadina con lavori vari. Tutto nuovo, e non in vendita, quindi non commerciale. A parte che Aubertin, lavora da 70 anni, Piva, è da 20 anni, presentato come un giovane emergente ormai realizzato, eccetera (Piva in alcune cose mi è piaciuto, con moderazione)..
Si rimarca il fatto che si tratta di iniziativa indipendente da linee politiche, dalle solite associazioni iper politicizzate, dalle solite sponsorizzazioni dei mercanti finanziari di piazza (banche e banchette in via o meno di fallimento).


Un esempio, solo un nome tra una decina, solo per fare un esempio di quanto
si strombazza e si fa apparire, per poi trovarci di fronte a pitture del tutto banali
e completamente viste e riviste da almeno 120 anni.
Dove sta la novità? Conosco almeno una trentina di artisti che fanno roba simile
eppure nessuno li considera più di tanto. Vedremo.

Su Schenetti, reperisco questo sul web, d'acchito, senza penare in ricerche estenuanti.





La pittrice Schenetti vola a New York

Una sua opera sarà all’ArtExpo. La invita anche il sindaco De Blasio

Invia per email
Stampa





REGGIO EMILIA. «Porterò nel mondo i cieli stellati del mio amatissimo Appennino». Parola di Graziella Schenetti. L’artista reggiana sarà infatti all’ArtExpo di New York, la fiera d’arte più importante al mondo, con la sua opera “Firmamentum”. «È un traguardo importante che mi rende piena di gioia», commenta lasciando trapelare molta emozione. L’ArtExpo da 36 anni è il cuore dell’arte per grandi editori, gallerie internazionali, mercanti d’arte, interior designer, architetti, art buyer, collezionisti, «quindi, con grande piacere, parteciperò al più grande mercato d’arte del mondo», distribuito su una superficie di 130mila metri quadrati e che richiama oltre 35mila visitatori. A invitarla è stata la Galleria Coronari111 Art Gallery di Roma. E la Schenetti rappresenterà l’Italia nel mondo con altri artisti italiani.
Proporrà “Firmamentum” (olio su tela, 50x 60), da domani, 23 aprile a domenica 26. «L’opera raffigura un cielo notturno dove predominano il blu e il bianco: è il cielo notturno dell’appennino reggiano, è un elogio alla mia terra, un tributo alle mie radici».
Artista autodidatta di Viano, classe 1973, venne notata qualche anno fa dall’occhio attento di Vittorio Sgarbi. Il famoso critico la volle alla Biennale Internazionale dell’arte di Venezia del 2011, al Padiglione Italia

Le strane coppie della Biennale

Ferrara e Trombadori, Battiato e Guccione, Dario Fo e Formichetti. Vittorio Sgarbi annuncia gli artisti del Padiglione Italia, ciascuno scelto da un intellettuale

Intento dichiarato ed esplicitato nei metodi e nelle scelte: sottrarre l’arte «alla corsia d’ospedale dei curatori, un sanatorio sottratto al mondo» e quindi ai «nemici», professionisti del settore, apertamente indicati, Achille Bonito Oliva o Francesco Bonami. In uno slogan: «Far esplodere il mercato dell’arte, perché l’arte non può, non deve essere terreno riservato agli addetti ai lavori». Ma il titolo della rassegna parla da solo: «L’arte non è cosa nostra», tutto maiuscolo, così non ci sono equivoci sulle iniziali: «Che esista una mafia nell’arte, non c’è bisogno che lo dica io».
Ancora. «Non è la "mia" Biennale», ripete Sgarbi rivendicando una scelta «inusuale e titanica ». Una sorta di giuria popolare di altissimo livello: una sterminata lista di intellettuali non «specialisti» dell’arte che scelgono un artista ciascuno, circa trecento, famosi e non, con un risultato tanto «democratico» (alto e basso, famosi e ignoti fianco a fianco, con inevitabili risentimenti dei primi) quanto imprevedibile.
La mostra sui manifesti delle Biennali in corso a Ca’ Giustiniani a Venezia
La mostra sui manifesti delle Biennali in corso a Ca’ Giustiniani a Venezia
Ed ecco, nella lista degli «indicatori», Gianni Letta o Pierluigi Pizzi, Ernesto Galli della Loggia o don Andrea Gallo, Vladimir Luxuria o Mogol, Manlio Cancogni con Giorgio Albertazzi, Roman Vlad e Salvatore Settis e l’elenco potrebbe continuare a lungo quanto la conferenza stampa di Sgarbi. Il quale grida: «Perché Gualtiero Jacopetti non dovrebbe scoprire un grande fotografo sconosciuto? E sapete chi è? Fernando Brachetti Peretti, sì, proprio lui, l’industriale del petrolio.... Scusate, ma Dario Fo non è un artista, un genio... E perché non dovrebbe indicarci Silvio Formichetti? Sì, saranno tutti vicini, famosi e ignoti, sarà come mettere Michelangelo accanto a un Saturnino Gatti», ovvero il grande artista della fine del Quattrocento abruzzese.
Nella «Sgarbi’s list» però si ritrovano, suggeriti dalla «giuria» presieduta da Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Roma (e principale «imprenditore economico» dell’operazione) nomi affermati come Carla Accardi, Vanessa Beecroft (indicata dalla critica americana Linda Nochlin), Sandro Chia, Alberto Sughi, Giuliano Vangi, Stefano Di Stasio, Gillo Dorfles (suggerito da Elio Fiorucci), Giosetta Fioroni, Achille Perilli, Michelangelo Pistoletto, Bernardo Siciliano, Oliviero Toscani (che è anche «suggeritore»). Qualche accoppiata squisitamente «in»: Giuliano Ferrara che vota per l’amico d’infanzia Duccio Trombadori (raffinato pittore noto a un club di «happy few»), Salvatore Settis che sceglie Tullio Pericoli, Franco Battiato «padrino» di Piero Guccione, Domenico De Masi che vota per Pistoletto. Il grande storico della fotografia Italo Zannier ha selezionato un gruppo di artisti-fotografi: Donata Pizzi, Olivo Barbieri, Gianluigi Colin, Giovanni Cappello, Paolo Ventura e così via. E poi tanto, tanto altro: gli Istituti Italiani di cultura all’estero mobilitati per le proprie mostre, le rassegne «sul territorio» nelle regioni e nelle principali città. Altre iniziative sgarbiane ancora «senza sede» (si faranno mai?): Museo della Follia, Stranieri che vivono in Italia, Canaletto. Se non bastasse, una lista di Luoghi d’Italia segnalati dallo stesso Sgarbi.


D'accordo con Sgarbi: basta con i curatori e le curatrici, siamo stufi di questa gente del tutto inutile.
15/11/2011
GiovaniImpresePrivatiSoci
GRAZIELLA SCHENETTI

L’Anima non esiste nel tempo, l’Anima resiste al tempo.
Vi aspettiamo per il Vernissage con aperitivo sabato 19 novembre 2011 ore 17.30 in “Terrazza Generali” all’interno della sede dell’Agenzia di Reggio Emilia delle Assicurazioni Generali, in Via A. Pansa, 33.
La mostra rimarrà aperta fino al 7 gennaio 2012.