lunedì 13 marzo 2017

L'infausto connubio sistema della moda e sistema dell'arte.

Ormai è sotto gli occhi di tutti, lo stretto rapporto tra moda e arte, è divenuto asfissiante e proprio
nel BELPAESE, per una serie di motivi, e in Francia, nostri fratellastri francesi, ancora più netto.
Mi ricordo che fino a inizio anni ottanta, con l'emergere dei paninari e dei grafitari, qualche quadro veniva appeso alle entrate delle sfilate di moda a Milano e Firenze, e nelle migliori boutique dei soliti nomi, inutile farli, non voglio poi scendere su piani personali, manteniamo un taglio generale, 
Proprio nella Milano da bere, dei socialisti della Banda Craxi (definizione di Montanelli, che lo indicava come un GUITTO), che quei due o tre architetti, tra cui il famigerato ideatore della famosa PIRAMIDE del congresso del Psi e quel piccolo cenacolo di artisti della Banda, cominciò a stringere sempre più verso l'unione dei due mondi, allora ben separati, due sistemi, quello della moda e quello dell'arte.
Ecco che arrivano i critici di partito, pronti a scrivere dalle colonne dei quotidiani appunto di partito e sulle riviste di area, a far decollare il Fenomeno <Transavanguardia, partito in Germania e decollato in Italia, dove trova la sponda insperata della Milano da bere. 
Ma ripeto, si trattava di sponde tra moda e arte, mentre oggi gli argini sono ormai ampiamente rotti, almeno come sistemi non più separati, dove artisti emergenti e anche ormai in via di sepoltura, sono chiamati a mettere a disposizione la loro arte e tecnica per produrre borsette, magliette e altri gadget, per arrivare fino ai pupazzetti da cartoleria.
Ma c'è di più: le varie signore della moda, usano fare delle fondazioni che si occupano di amministrare le loro collezioni di arte, e finiscono per fare la loro voce ogni volta che possono, per spingere i loro artisti preferiti.
Basta leggersi la conferenza finale della selezione ideata da Sgarbi per la Biennale 2011, in cui lui riporta una bella fetta di retroscena, facendoci ben capire come stanno le cose nel settore.
Per chi vuole cerchi in rete, credo ci sia un resoconto dettagliato, basta mettere 
Sgarbi, Sozzani, Prada, biennale 2011 e Adriana Asti.

 LA GENIALATA DI SGARBI (A SUA INSAPUTA!): DAL PADIGLIONE ITALIA SBUCA L’IMMAGINE \"PORN- A- ROID\" DI UN’ITALIA CHE NON SI VERGOGNA DI NIENTE, BEN FELICE DI AMMUCCHIARSI, SINISTRA E DESTRA, PUR DI FAVORIRE GLI AMICI CON LA FREGOLA DEL PENNELLO - 

2- ECCO, IL PADIGLIONE DEL MANICOMIO ITALIA VA PRESA GLOBALMENTE, COME OPERA UNICA, CHE LASCIA INDECISI SE CHIAMARE IL MAGO MERLINO O LA SENATRICE MERLIN - 

3- SGARBI SFERRA UN ATTACCO AGLI STILISTI-COLLEZIONISTI (PRADA, TRUSSARDI, VOGUE, PINAULT), AI CRITICI ASSERVITI AL MONDO MODA (CELANT, BONAmI, BONITO OLIVA) - 

4- VENEZIA OFFRE (ANCHE ) \"SODOMIA D’ARTISTA: I GELITIN USANO ALLO SCOPO UNA BANANA COMPLETA DI BUCCIA: \"NON ERA UNA PERFORMANCE, TRA NOI LO FACCIAMO SEMPRE\" 





Un evento è la mostra di Cattelan al Guggenheim Museum: il «typically Italian» di turno. Anche qui: «perversely seductive and disturbing», giacché si tratta di oltre cento provocazioni e trasgressioni e irriverenze pendenti nel grande vano, e non nelle nicchie alle pareti che hanno sempre avuto l´inconveniente di presentare quadri rettangolari sopra un dislivello discenditivo.

Le molte impertinenze e insolenze sono appese al soffitto con cordami di lunghezze diverse: ecco dunque variamente impiccati bambini (come già a Milano), televisori, calcio-balilla, asinelli, tappeti, Hitler, piccioni veneziani, scheletri di animali. Per la gioia di chi fotografa. Ma indubbiamente starebbero meglio isolate, le singole opere. Come nel caso dei "mobile" di Calder, l´accumulo fa inevitabilmente magazzinaggio.
Quanto lavoro per tanti addetti: imbalsamatori, cordai, fissatori, esperti di riempitivi, anche per le mescolanze fra Picasso e Lichtenstein. Nessuna dissacrazione anti-musulmana, e parecchie invece anti-cattoliche. Tipicamente, il papa Wojtyla atterrato non dalle pistolettate dell´attentatore Ali Agca, bensì da un meteorite-metafora.

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...Passeggiando... Al Whitney Museum, "Real/Surreal" espone un´antologia di incontri-scontri fra Realismo e Surrealismo nell´America tra le due grandi guerre. Quadri, disegni, foto. Allucinazioni quotidiane in luoghi urbani immediatamente riconoscibili e inverosimili. Nevicate, labirinti, fonderie, spiagge, binari, false prospettive e proporzioni ingannevoli. Notturni solitari e metafisici, pupazzi come in De Chirico.
Ma anche l´isolazionismo nazionalista delle Piccole Città alla Spoon River. Analisi di tipi e comportamenti psicologici dietro la fissità delle fantasticherie attonite. Qui, soprattutto Jared French (1905-1988), accanto alle tipiche magie di Edward Hopper, Joseph Cornell, Grant Wood, Philip Guston, Man Ray, e tipicamente Yves Tanguy, in zaffate di surrealismo europeo.
Accanto, oltre a brevi "corti" marini di Lichtenstein, "La seduzione di Galileo Galilei", di Aleksandra Mir. Video con una gru che prova a costruire una torre di vecchi pneumatici, ma a causa della forza di gravità continuano a cascar giù. E su un altro piano, una collezione di giganteschi cubi nuovissimi di David Smith, perfettamente in ordine malgrado il titolo fuorviante di "Cubi e Anarchia".
Intanto, in giro, cosa sarà più trendy, fra gli shopping events?
Bottiglie in forma di teschi, Tacchi di plastica, Pareti a strisce e pois. Conferenze su «Come fare apposta gli sbagli». Dibattiti su «La libertà di espressione deve includere la licenza di offendere?». Grand Guignol & Assenzio.

The Cannibal, The Occulter, Closet Divas & Divos, Jewish Culture Downtown, I Droni e l´Universo, «Come ho capito che non tornerai a casa», «Può un´opera trionfare per la Pace e la Verità?», «Un giardino semovente interattivo», «Solo urli e strilli», «Super Mario 3D Land, per Nintendo 3DS»...
E un tormentone d´attualità: sarà adesso più trendy come immagine, Bob Dylan o Cary Grant?