Il docufilm è ormai datato al 2009, quando la grande bolla del mercato finanziario era già scoppiata da
almeno un anno. Eppure, vediamo che allora come ora, i prezzi dei grandi nomi dell'arte contemporanea, quelli che in parte sono decisi spesso a tavolino da finanziarie e fondi, continuano a salire.
almeno un anno. Eppure, vediamo che allora come ora, i prezzi dei grandi nomi dell'arte contemporanea, quelli che in parte sono decisi spesso a tavolino da finanziarie e fondi, continuano a salire.
Mentre i piccoli nomi, le centinaia di artisti che producono buona arte, continuano ad annaspare attorno ai 1500-3000 dollari, e i nomi apprezzati solo all'interno di un paese o circuito, mantengono al massimo le quotazioni di 10 anni prima, tra i 5mila e 20mila dollari.
I motivi di questa strana dicotomia ci indicano che i grandi nomi sono sostenuti da grandi poteri finanziari, sia da privati che da gruppi, mentre i piccoli e medi sono sostenuti solo da piccoli professionisti, per intenderci dal notaio e medico della porta accanto, che dopo aver acquistato l'ennesimo fabbricato, decide di spendere qualche migliaio di dollari in arte.
Ma questo è tutto? No, perché non ci spiega perché siamo al punto che uno delle decine di ritratti di Warhol di Jaqueline o di LizTaylor sono vendute in asta a valori con i quali si mette su un intero museo, compreso di fabbricato e con spese di manutenzione e amministrazione pagate per venti anni.
Appunto si parla di speculazione e di mancanza di regole nel mercato dell'arte, che a differenza di altri mercati, non ha impedimenti alla concentrazione di opere di singoli artisti nelle mani di chiunque li voglia e possa detenere.
Il docu della BBC, ci mostra che un paio di persone, detengono circa il 15% dei lavori di Warhol, e questo non sarebbe possibile ad esempio nel caso del petrolio o dei metalli o altre risorse.
Si consideri che nel caso dei Mougrabi, sappiamo che costoro da almeno un quarto di secolo inseguono le opere di Warhol in ogni asta più importante, facendo sempre in modo che le offerte siano sempre sostenute e questo si capisce, impedisce una reale espressione del mercato. Non sappiamo fino a dove questi meccanismi si spingeranno e per quanto tempo, ma è certo che se un quadro di Peter Doig, che normalmente si vende a 8-10 mila dollari, di colpo va in asta a 10 milioni e passa nel 2007, è chiaro che qualcosa è all'opera e certamente non è lineare.