sabato 12 agosto 2017

Il nuovo ruolo delle medio-piccole gallerie d'arte, tra semplici mediatori e affittuari di spazi a pagamento.

Avevano richiesto provini e contatti con tutte le case di registrazione, e quelle poche chance avute si sono concluse con una completa bocciatura.

Eppure erano i The Beatles. Solo perché il
proprietario di un importante negozio di musica ne fece richiesta ottennero un ulteriore provino, questa volta, sia pure con le molte perplessità del produttore, registrano in meno di un giorno, in tutta fretta una dozzina di pezzi, alcuni delle cover di Bacharach e di altri. Sembravano come tanti altri gruppi di ragazzotti, pieni di entusiasmo ma del tutto anonimi, sbarbati e senza alcuna cultura musicale, sicuramente molti altri gruppi erano migliori musicisti e anche il cantante solista, poteva essere migliore.
Occorreva che qualcuno facesse una prova, e quando uscì il disco i Beatles erano sulla rampa di lancio.
Scrivo questo per dire che oggi, molti gruppi si registrano il loro materiale da soli, con poche decine di migliaia di euro si mette su un vero studio di registrazione, e sono in grado di auto promuoversi tramite l'internet e con esibizioni gratuite in locali, poi nelle piazze di paese e infine se hanno successo arrivano negli stadi.

Ormai, lo sappiamo, il ruolo delle gallerie, almeno di una buona parte di quelle che aprono in questi ultimi

anni, non è più quello classico, tipico e asfittico, sotto molteplici versi. Di solito il gallerista, o la gallerista, più spesso, erano degli appassionati d'arte e degli artisti, si innamoravano degli artisti che facevano cose che piacevano e iniziavano a prenderli sotto di sé, cioè a esporli e a promuoverli, portandoli alla
conoscenza di altri galleristi fuori piazza, a fiere ed eventi e a farli conoscere, spesso anche di persona, ai loro clienti, che in genere erano amici e buoni conoscenti, parte di un ambiente e scena comune.
Questo tipo di gallerista è ancora presente, ancora oggi esistono galleriste che vantano un bouquet di 8-12 artisti, e formano con loro un numero chiuso, con cui cercano di consolidare un portafoglio di clienti e promuoverne e sostenerne le vendite e quotazioni, anche tramite impegno a riacquistare dai clienti, in caso questi vogliano rivendere (proposta buy back come opzione o come obbligo entro un certo numero di anni). E parlo di un nucleo di artisti nuovi, che hanno avuto modo di vedere e incontrare e sui quali hanno deciso di puntare per la loro attività.

E' giusto che continuino ad esistere gallerie che propongono solo grandi nomi, prevalentemente storicizzati, tipo Vedova, Turcato, eccetera, perché esiste una clientela che continua ad orientarsi su nomi ampiamente conosciuti e inseriti nei manuali di storia del '900 (mi riferisco al mercato Italia, ma questo vale anche per Francia, Germania, Inghilt, eccetera.
C'è chi preferisce acquisire un disegnino di Picasso pagarlo20-30 mila euri e portarselo a casa; è una questione di mentalità e di scelta, probabilmente anche dell'età e del tipo di formazione che il collezionista ha avuto nella sua storia di vita.
Pensiamo poi che questo tipo di collezionista potrà contare su pezzi, magari non importanti ma originali di grandissimi nomi, che tendono certamente a salire nelle quotazioni perché gli autori sono nella storia dell'arte e da molti decenni. E' un tipo di collezionista non appariscente, che mira a pochi pezzi ma di grande valore storico. 


Con l'entrata nel nuovo millennio, con i nuovi strumenti di comunicazione, in primis il web, ma non solo, il confine tra gallerista, mercante, agente di commercio, e promoter si sono molto annacquati, confusi e diluiti, al punto che oggi in molti casi, molti giovani artisti, non affidano per nulla le loro sorti alla rappresentanza almeno di uno straccio di gallerista o mercante o il passaggio presso alcuni premi locali o nazionali. 
Molti giovani artisti che conosco, sanno che possono confidare in collettive, anche se per natura gli artisti tendono ad essere molto individualisti e isolati, lo so anche per esperienza diretta, o in alcuni eventi che sono patrocinati da enti e organizzazioni pubbliche, ormai di comprovata fruibilità e visibilità, per quanto abitudinaria e spesso ripetitiva, direi anche sempre meno utile a veicolare il lavoro degli artisti.
D'altro canto, è chiaro che se un quadro di Carrà o Guttuso o De Chirico possono valere molte decine di migliaia di euri, è anche vero che basta posare gli occhi sopra le opere di questi autori per capire che sono decisamente stili ormai di un tempo glorioso ma che ormai da tempo appunto è morto e sepolto.
Voglio dire che nessuno farebbe una bella figura o attrarrebbe attenzione appendendo in una galleria un quadro degli anni quaranta di questi autori, sarebbe mostrare oggetti ormai della storia della pittura italica, ormai affidata ai libri di storia dell'arte italiana ma di nessun interesse per il pubblico di oggi.
Tutto questo giro di parole per dire che pochi collezionisti sono interessati ai De Chirico e Carrà, sia per motivi di gusto, che poi anche per l'investimento in termini monetari e anche per la difficoltà di reperire lavori di annate e periodi validi .
Insomma, sicuramente alla signora che lavora e si mette da parte i suoi 2-5 mila euri da spendere in oggettistica, modernariato e arte, ogni anno, sicuramente sono molto più appetibili dei lavori di giovani e meno giovani comunque contemporanei, che sono più facilmente inseriti nel contesto attuale e hanno, generalmente prezzi assai più abbordabili, specie se si acquista direttamente senza intermediari, ad esempio sull'Internet, tramite l'artista stesso o vari siti predisposti per la commercializzazione, con tanto di garanzie di spedizioni, tempi e insomma restituzione eccetera.
Per fare un esempio, un artista giovane, che sa lavorare e possiede la padronanza di una tecnica, che produce lavori di senso compiuto, puliti e finiti, si possono acquisire direttamente tra i 500 e 1500 euri, più spese spedizione e assicurazione.
(di solito si spedisce senza cornici, il solo pezzo di tela o la carta, in tubo di cartone, o la tavola, se su legno).
E' un investimento, acquisire un quadro che ci piace e soddisfa l'occhio, spendendo cifre attorno ai mille euri, o una sculturina, magari in legno e filo di ferro, stessa cifra, sempre pezzi unici, che ci paiono anche abbastanza originali, posto poi che gente che fa veramente roba originale, mai vista quanto a tecniche e materiali, per realizzare un quadro, ormai, sappiamo che è assai arduo.
No, non è un investimento, è un modo per acquisire ogni anno dei lavori di artisti giovani o meno, che ci soddisfano al gusto e che ci permettono di esporli nella nostra abitazione e magari anche ufficio e simili.
E all'occhio non esperto ci fanno fare un figurone, mentre l'occhio esperto potrà cogliere il gusto della padrona di casa e la sua accortezza nel collezionare artisti giovani che producono buoni lavori.

Una gallerista che apre una galleria nuova di zecca e decide di lavorare realmente con gli spazi fisici della sua galleria, di solito si circonda di un allevamento o incubatrice di artisti, un numero discreto, diciamo tra dieci e venti e cerca di portare avanti un discorso con loro, promuovendoli e anche portandoli in giro alle fiere e eventi vari.
E' però anche vero che ci sono gallerie che di fatto non sono vere e proprie gallerie, nel senso che sono fisicamente un piccolo ufficio con una vetrinetta, dove l'attività delle proprietarie è fatta tramite l'organizzazione e partecipazione dei loro artisti ad eventi, in luoghi che non sono relati alla fisicità della galleria, che di fatto, potrebbe essere ridotta ad un mero ufficio commerciale di pura rappresentanza. 

Ed è anche sempre più frequente conoscere galleriste che non cercano di creare un numero chiuso di artisti da loro rappresentati, ma si collegano con artisti e altre gallerie sparse per il mondo, reperendo gli artisti in base ai loro gusti e alle conoscenze dei loro clienti e possibili acquirenti, senza alcun contratto di esclusiva o altro.

In fin dei conti, qual è il ruolo di un gallerista, almeno di base? Mettere in contatto un acquirente con un artista, facendone la vendita in proprio e garantendo il cliente-acquirente della bontà e originalità del suo acquisto (a parte altre condizioni eventuali, come la possibilità di poter ritornare l'opera e riottenere lo steso prezzo pagato, la possibilità di poter permutare l'opera con altra, anche dopo molti mesi dall'acquisto eccetera).

In altri termini, ci sono galleriste che sono anche acquirenti in proprio dei lavori, mentre altre che sono solo delle pure mediatrici di vendita, sono dei facilitatori tra l'incontro di acquirenti e artisti, ricavandone solo un compenso di mediazione pattuito tra artista e gallerista.

In un mondo che sta velocizzando gli incontri e conoscenze, disporre di un portafoglio come si dice, di molti artisti, permette di poter incontrare una quantità elevata di occasioni di acquisto, sia per la qualità dell'offerta, che per  tipologia di prezzi.

Insomma, se si dispone veramente di grandi spazi espositivi, si può veramente utilizzare queste opportunità per creare molti eventi, personali, e vetrine con notevole differenziazione e con un ventaglio di scelte e prezzi veramente notevole, senza mai scadere nel banale o scontato o nelle retrovie.

Ovvio che parliamo di gallerie vere e di carattere comunque medio, non piccolo, dotate di una metratura notevole per l'esposizione; attività che si rivolgono ad artisti di buon talento e livello qualitativo. Se si vuole uno degli attuali grandi nomi, non si fa che rivolgersi a quelle 10-20 gallerie che sono anche delle organizzazioni mercantili e finanziarie o alle aste di quei soliti due, tre nomi.

Poi lasciamo i soliti 10 nomi di gallerie e organizzazioni di vendita fare le televendite, qualche fiera, poche, e puntare sempre e solo su quei 20-30 nomi, che ormai sono visti e rivisti, triturati e ritriturati da venti-trenta anni.
Avete mai sentito queste organizzazioni cercare di vendere un quadro di un americano, di un tedesco, o di un francese, per non parlare degli inglesi, praticamente assenti nel mercato italico?
Il gioco è chiaro e sempre lo stesso: vendo un quadro di uno dei soliti noti a 5-8 mila euri e ci guadagno 2 mila euri, mentre per fare 2 mila euri con gente giovane, ne devo vendere 10 di quadri. Una faticaccia no?

Ecco che allora si sta sempre più creando un circuito autoreferenziale di galleristi che lavorano anche con la tele e il web, le gallerie tradizionali con i loro bouquet di pochi artisti e dall'altra parte tutta una massa di giovani e meno giovani artisti, che si affacciano al pubblico, cercando e creandosi spazi in tutti i modi utili allo scopo, e organizzazioni di vendita attrezzate per esporre e vendere su un concetto diverso da quello preminente, cioè dell'allevamento dei conigli in gabbia: i miei artisti crescono con me, cresciamo insieme!, dicono le brave ragazzine: salvo poi chiudere dopo otto-dieci anni e fare le organizzatrici di eventi per la politica di turno, che caccia fuori i soldi almeno per loro.

Pensiamo alla genialità..? di Gianni Moretti, dove la espongono le brave galleriste un'opera come questa, dal titolo eloquente di La morte del prete?
E' chiaro che per opere di tal fatta ci vogliono spazi ben maggiori delle solite asfittiche due stanzette delle centinaia di gallerie di periferia.

Ecco allora che l'autopromozione è non solo utile ma necessaria: immaginatevi un'opera come questa, che si noti bene, costituisce uno degli esempi che vanno per la maggiore in questi ultimi tre decenni. E' chiaro che occorrono situazioni e contesti di esposizione ben differenti da quelli che siamo soliti pensare, gallerie e fiere. Occorrono le belle ville storiche, i musei e le situazioni create ad hoc.
Se però un artista facesse, per sua fortuna dei comuni lavori pittorici e piccole sculture e lavori in 3D, allora i contesti espositivi sono assai più facili da trovare.
Una bella serie di manifestini da attaccare con un poco di carta adesiva, senza inquinare l'ambiente. 

Mandare una comunicazione a quei giornali presenti sul web, e usare una mail list per invitare persone di tutti i tipi allo show, che si tiene ad esempio in un locale preso per l'occorrenza e adibito in modo congruo, con quadri e  altro, senza dimenticare le fotocopie, intendo delle stampe a colori, da offrire a prezzo di costo ai partecipanti (5-10euri). Si offriranno le solite pizzette, pasticcini, bicchieri di vino e spumante e magari se avete un amico che suona uno strumento, lo portate dietro e fate anche un poco di musica rilassante. 
Per questo tipo di attività credo non siano previste autorizzazioni particolari, anche perché non si tratta di una vendita, meno che mai un guerilla marketing, ma solo di un piccolo ricevimento in forma privata, su invito, in un locale qualsiasi, che non deve possedere alcun particolare impianto di sicurezza o piantine eccetera. Ripeto, questo a quanto ne so, ma può essere che alcuni enti richiedano comunicazioni, semplice prese d'atto o richieste di vere autorizzazioni. Se questo fosse il caso, vi conviene sentire un commercialista che potrà fornirvi consigli per evitare richieste assurde o per mettere le cose sul piano amministrativo, in modo da evitare rogne o incespicare nelle tante trappole amministrative, che tutti ben conoscono.

Si resta in quel luogo almeno per due giorni, meglio se un sabato e la domenica, per poi smantellare il tutto e ripetere l'esperienza in altri luoghi.
Addirittura, si può ricorrere a particolari agenzie e mediatori, che possono fornire tutta la semplice logistica per la bisogna in varie località. E' chiaro che un lavoro di autopromozione per quanto basato sul tempo dell'artista, comporta anche delle spese, per quanto minime, tipo costo di trasporto delle opere, affitto del locale, spesa per pernottamento e poco altro ancora.
Se poi non volete o potete ricorrere a questo tipo di lavoro, potete cercare una lista di espositori locali, che fanno pagare una cifra giornaliera per esporre un quadro, ad esempio fino a un metro quadro, 40-60 euri al giorno, ma se si concorda un minimo ad esempio di tre giorni, si può avere una spesa di 80-120 euri al massimo.
Chiaro che in questo caso sarebbe bene poter concordare una presenza nel locale, per magari incontrare eventuali visitatori e fare una performance per richiamare attenzione.
Insomma, divenire parte attiva non sempre è possibile, ma sapersi presentare, poter organizzare degli show, performance etc, è un fatto oggi molto più a portata di mano e di poca spesa.

Alcuni degli street performers, quelli più dotati ma anche alcuni tra i più scaltri, sono finiti con l'avere una rappresentanza ufficiale di mercato, ma più spesso, ho visto, specie tra S. Francisco e ancor più Los Angeles, delle vere kermesse live, in spazi totalmente auto gestiti di una serie di artisti appartenenti a molti generi, dai fumettisti, comics di genere, ai writers, fino alle performance multimediali.

si vende in queste manifestazioni, spesso collettive e di genere? Si, generalmente si e anche in grandi quantità. Si tratta di serie interminabili di fotocopie, ben fatte, spesso firmate con dedica al momento dell'acquisto, alcune personalizzate con tocchi di vernice e colori. Si tratta di materiali di stampa di varie dimensioni e tipologie, con prezzi che sono veramente alla portata di tutti, specie dei molti ragazzetti appassionati e fans: diciamo tra le 30 fino ai 200 dollari a pezzo.
Se poi si raggiunge una certa notorietà, allora i prezzi salgono notevolmente, fino ai 4-5 mila dollari a pezzo.

Ora vediamo dall'alto la situazione delle gallerie.
Sappiamo che più della metà delle vendite in termini di volumi di moneta, in campo dell'arte è fatta da pochissimi grandi organizzazioni, che chiamiamo le Mega gallerie. 
Queste sono praticamente un numero chiuso, si tratta di una decina di nomi, forse meno per alcuni, che si rivolgono solo a sostenere pochi artisti, tutti ampiamente consolidati e con quotazioni spinte al massimo. I nomi li conosciamo bene, e magari ogni due o tre anni, decolla un nuovo astro, che raggiungerà in pochi anni valori milionari a pezzo.

Poi ci sono a rendere manforte, le due organizzazioni internazionali che gestiscono praticamente il 50% dei valori d'asta, e se aggiungiamo altre tre organizzazioni, si arriva a quasi il 75% delle aste d'arte e oggettistica varia nel mondo.

Quindi, il ruolo di tutto quello che rimane, tra mercanti d'arte, (grandi dealer), fiere e mercati locali, gallerie grandi fino alle piccole e piccolissime, riguarda meno del 50% dell'arte che si vende e scambia in termini di mercato.

Consideriamo che dopo le 3-5 mega gallerie, ci sono le cosiddette super e grandi gallerie, che spesso dispongono di più punti vendita in vari paesi e città, che a loro volta fanno circa il 20% dei volumi.
Se poi consideriamo che alle fiere e mercati vari, partecipano naturalmente le stesse mega e super gallerie, anche gli stessi grandi art dealers, si capisce che si deve conteggiare queste situazioni una sola volta, altrimenti si crea confusione.
Quindi reputiamo che nelle percentuali di cui sopra, siano già comprese anche le vendite nelle varie art fair e Kermesse di portata mondiale e locale.

A questo punto, restano le gallerie medie, medio piccole, piccole e piccolissime (molte di queste due ultime categorie hanno una sopravvivenza media non superiore ai 7-10 anni).

Le Gallerie medie e medio piccole, sono gallerie che spesso hanno aperto da non molti anni, diciamo una ventina e dispongono di un buon portafoglio clienti cui presentare e garantire (entro certi limiti magari con buy back espresso), un numero di artisti emergenti ma già ben noti, e anche alcuni, pochi nomi di artisti nuovi, che sono stati attentamente valutati e sui quali la galleria investe molte energie e denaro per sostenerli, procurando inviti e allestimenti in manifestazioni importanti, portandoli nelle mostre e mercati kermesse internazionali, promuovendo pubblicità con spazi a pagamento su fogli specializzati e inserendoli in mailing list per gli investitori e collezionisti più preparati.
Un artista che entra dentro queste gallerie, spesso ha un contratto di rappresentanza esclusivo, almeno per un certo numero di anni (almeno 5), può vendere in proprio ma deve darne previa comunicazione alla galleria, la quale può esercitare il diritto di acquistare lei al prezzo pattuito.
Raramente queste gallerie mollano i propri artisti, per varie ragioni: la prima è che hanno una faccia, un nome da difendere di fronte ai loro clienti e concorrenti, ma anche perché lavorano per consolidare il valore dei loro artisti, che come abbiamo detto, significa investire molto tempo e denaro.
Non è vero che cercano di spingere al massimo le quotazioni, speculando e poi lasciando il tutto alla sorte del mercato. No, le gallerie medie, sono in genere specializzate su un tipo di genere e stile, si rivolgono a una specifica generazioni di clienti e lavorano per far incontrare questi clienti con una serie di artisti che fanno le cose che questa generazioni si attende ed è pronta a premiare ma non buttando migliaia di dollari ad occhi chiusi.

Quindi si segue un processo di lenta acquisizione di accumulo costante di valore economico, basandolo su di un riconoscimento di valore artistico che lo giustifichi.
Alcuni clienti acquistano oggi un pezzo, mettiamo un quadro, a 10-20 mila dollari, che potrebbero trovare in asta, aggiudicato a valori di dieci volte tanto, dopo un 5-10 anni. E comunque. quel quadro non piace più al cliente? Bene, lo riacquistiamo noi allo stesso prezzo pagato, entro un numero di mesi (non inferiore a 24 mesi).
Come si vede, le gallerie medie, medio grandi, sono delle vere e proprie organizzazioni societarie, in grado di svolgere un lavoro di ottimo livello, basato sulla multi localizzazione, sull'investimento sugli artisti e su garanzie per i clienti di fiducia.

I prezzi che normalmente sono praticati in queste gallerie sono sulla media delle 10-15 mila a pezzo e ripeto, ci sono artisti già in via di consolidamento che giovani nomi, per lo più sconosciuti o quasi.
Mirano a vendere almeno una trentina di pezzi singoli per ciascun artista, realizzando volumi di vendite superiori ai 5 milioni all'anno.

Sulle gallerie piccole, solo locali o con affiliazioni, e sulle piccolissime, ho già parlato in altra sede. E' chiaro che si tratta delle migliaia di gallerie che troviamo all'angolo delle strade di varie cittadine e città. Sono molte e ogni anno ne aprono molte altre e  molte altre chiudono. 
Molte sono aperte solo durante l'estate, in quanto sedi estive di gallerie situate in altre città. Ad esempio a Pietrasanta e Forte dei Marmi ci sono decine e decine di gallerie, quasi tutte sedi estive e aperte nei fine settimana soltanto.
In ogni caso, le piccole gallerie costituiscono un volume di affari residuale del 20% di tutta l'arte venduta  nel mondo, per alcuni anche meno. Parliamo di arte, non di antichità, modernariato, design e altra roba, tipo moda, pelletteria, orologi, gioielleria ecc.

E' vero che per alcuni versi, la distinzione tra arte e altro è sempre meno evidente, comunque una borsa di pelle, per quanto firmata e griffata è roba che generalmente non è trattata dalle gallerie, meno che mai quelle grandi e medie, salvo non si tratti di pezzi unici realizzati da artisti.

Ora vediamo da ultimo e rapidamente, come si esercita in concreto una nuova forma di fare galleria ed esposizione.
Attualmente, ho visto, parlo in prima persona, che si stanno muovendo alcune organizzazioni, che aprono in spazi assai grandi, espongono molti lavori di artisti poco o punto conosciuti ma sicuramente dotati di inventiva e capacità, che sono messi in esposizione con possibilità di trattarne il prezzo durante periodi delimitati di tempo. 
Non si tratta di aprire a chiunque voglia esporre ma di scegliere un numero di artisti e non fermarsi solo a quelli, continuando ad accoglierne altri purché ritenuti validi e in linea con il tipo di clientela a cui la galleria si rivolge. 
Si tratta di gallerie che cercano di bypassare la forma tipica della galleria e della mostra mercato, facendo in proprio un misto delle due forme di vendita.
I prezzi qui vanno da 2-3 mila dollari a salire e ci si basa su una forma di spinta dal basso, nel senso che il cliente spettatore è quello che determina il successo o meno di un artista o di un altro.
Quindi, è un processo continuo in divenire, in cui anche gli artisti accolti che non sono apprezzati come altri, sono comunque mantenuti, con un livello di prezzo adeguato che li rende più appetibili.
In fondo se mi piace il tale quadro di Tizio che non posso acquistare perché mi richiedono diciamo 5 mila dollari, posso ripiegare su una seconda scelta a 2 mila.

Praticamente questo tipo di organizzazione si avvale di superfici di 1-2 mila metri quadri e realizza sia una galleria tradizionale, si fa per dire, che una mostra mercato, con prezzi contrattabili.
Prendono una ex fabbrica, la ristrutturano e ne fanno un grande spazio espositivo su due o anche tre piani.
Non sono un museo né una art fair; sono una vera e propria galleria che espone molti artisti di molte fasce di prezzo e rivolti a generi specifici.
Si tratta di fare investimenti iniziali di diversi milioni per acquisire gli immobili, adattarli e per iniziare l'attività. Quindi, sono delle gallerie ma anche delle vere e proprie organizzazioni societarie, con consulenti, ufficio commerciale, giuridico, assistenti di galleria eccetera.

saluti